FEU DICE NO ALLE PRIMULE DI ARCURI
Roma 15 Dicembre 2020 – FEU, filiera eventi unita, la nuova associazione a tutela di tutto il settore degli eventi boccia i
centri vaccinali nelle piazze italiane a forma di primula. L’ultima uscita del commissario all’emergenza Domenico Arcuri
che ha lanciato il romantico progetto “L’Italia rinasce con un fiore”, firmato beneficamente dall’archistar Stefano Boeri,
fa discutere gli associati FEU e non solo. “Ci sono miliardi di gazebo chiusi e fermi da marzo 2020 nei magazzini delle
aziende e loro che fanno? Chiedono che vengano costruiti, con i soldi pubblici, delle nuove strutture, che non troveranno
poi nessun altro utilizzo, dai costi esorbitanti, in un momento in cui non riescono neanche a dare ristori equi a tutte le
persone. Continuando così a tenere immobili le nostre aziende e a far morire 570.000 addetti ai lavori” lamenta Adriano
Ceccotti, presidente di FEU.
L’associazione, nata da 35 giorni che chiede equi sostegni al Governo senza distinzione di codici ateco concentrata ora
sul creare protocolli tecnici per una fattiva ripartenza, che ha al suo interno oltre 900 iscritti, 1700 aziende presenti sui
gruppi e oltre 4400 su facebook, batte i pugni sul tavolo per farsi sentire, perché questa iniziativa pare ridicola. “In FEU
siamo divisi in categorie e tra loro abbiamo le imprese di tensostrutture, sono 75, che con il loro materiale che hanno
chiuso nei loro magazzini potrebbero coprire almeno 1.500.000 mq e che non sono stati presi assolutamente in
considerazione per questa iniziativa”. Quindi non solo senza ristori dall’inizio della pandemia ma anche raggirati da
iniziative irragionevoli. Ricordiamo che tutto il settore degli eventi, e parliamo del 2,5% del pil nazionale cioè circa 65
miliardi di euro annui, non ha ricevuto ristori perché considerati invisibili dai codici ateco e pare continuino ad esserlo.
Non solo tensostrutture ma il progetto di Arcuri necessita di pannelli, divisori, porte, pedane, pavimentazioni, impianti
elettrici, allestimenti interni, servizi di sicurezza… tutte professionalità che fanno parte della filiera degli eventi, e che
sono in lockdown da marzo. E continuano ad esserlo. Nonostante ciò la filiera si rende disponibile ad aprire un dialogo
propositivo con Arcuri e a proporre un progetto nel rispetto dell’emergenza sanitaria ed economica della nostra
Nazione. Al momento troppe le cose da capire di questa iniziativa: dove finiranno poi queste strutture? Quanto
costeranno? “Da una nostra stima interna – spiega Yuri Bricherasio referente della categoria tensostrutture e gazebo
per FEU – essendo un progetto personalizzato ogni primula costerà dai 70.000 ai 100.000 euro”. E a conti fatti
sostenendo Arcuri che “all’inizio ci saranno 300 punti di somministrazione per poi arrivare a 1500 gazebo nella fase
massima” il costo per gli italiani sarà, stando ai conti fatti sommariamente da Bricherasio, di 150.000.000 di euro per
vaccinarsi sotto una primula. Il tutto senza sapere con certezza neanche se i vaccini prenotati dall’Italia arriveranno nelle
date previste. La serietà continua ad essere messa da parte dal cast del Governo che invece pensa a rendere simpatica
solo la comunicazione. Però il Commissario straordinario, spiega che “molte aziende svolgeranno questa funzione pro
bono, come ha fatto l’architetto Boeri”. Continua il rappresentante di categoria, “Ma nessuna delle nostre aziende ad
oggi è stata chiamata né per un preventivo, né per partecipare ad una gara d’appalto, ne tantomeno per “regalare il
frutto del loro ingegno – usando le parole di Arcuri – affinché gli italiani possano vaccinarsi”. E noi continuiamo a
chiederci: “Perché non spendono questi soldi per gli ospedali utilizzandone diversamente molti meno per noleggiare
piuttosto materiali già esistenti? Perché non possono darci equi sostegni e poi trovano i soldi per queste iniziative?
Perché ci sentiamo così presi in giro?”. La primula per i vaccini sembra seguire la scia dei banchi a rotelle: inutile. L’Italia
merita di più.
Invisibili per troppo tempo. È ora di accendere le luci. FEU la filiera degli eventi unita.
Roma – È nata a Roma il 5 novembre 2020 FEU – la filiera degli eventi unita, un’associazione a tutela
di un settore completamente dimenticato dal governo: quello degli Eventi. Un settore dal valore del
2,5% del Pil nazionale. I numeri della Event Industry parlano chiaro: oltre 570.000 posti di lavoro a
rischio, persone, che creano un indotto di 65 miliardi di euro per l’Italia intera e che nel 2020 hanno
subito un crollo del fatturato rispetto l’anno precedente dell’87% per un valore pari a 45,5 miliardi di
euro. Da queste cifre emerge la necessità di difendersi. FEU è un comitato spontaneo no profit a tutela
di tutte le aziende private e partita iva specializzate nel settore di eventi privati e organizzazione di
matrimoni, generato in forma volontaria per dar voce al disagio di tutto un comparto che ha un grande
impatto sull’economia nostrana e che in soli 20 giorni dalla sua nascita è riuscito ad ottenere
un’audizione in Commissione Bilancio della Camera dei Deputati facendo diventare le proprie proposte
emendamenti, ora al vaglio del Parlamento per la prossima manovra finanziaria. È un movimento nato
di pancia da un messaggio WhatsApp dell’attuale Presidente Adriano Ceccotti, nome emblema della
professionalità settoriale nazionale, e che oggi vanta in pochissimi giorni oltre 900 associati, 4500 iscritti
ad un gruppo Facebook, 1800 aziende di settore attive, 25 referenti di categoria (queste le categorie:
produzione allestimenti, location, catering, fioristi, organizzazione matrimoni, service audio e luci,
intrattenimento musica, dj, cocktail bar catering, servizio fotografico e video, abiti da sposa
uomo/donna, cake designer, tensostrutture, noleggio materiali, party planner, animazione bimbi –
balloon artist, noleggio arredi, makeup&hairstylist, spettacoli pirotecnici, agenzie eventi, bomboniere –
partecipazioni – stationary – calligraphy, noleggio auto con conducente, agenzie viaggio di nozze,
security, hostess) ed un manifesto trasparente e rappresentativo di tutte le richieste delle aziende che
gravitano intorno al reparto. “Noi non vogliamo dare risposte – dice il Presidente – noi vogliamo essere
riconosciuti e rispettati come è giusto sia. Perché esistiamo e portiamo nella nostra nazione più di 65
miliardi di euro annui”. Un’associazione che vuole provvedere al riconoscimento di equi sostegni per
tutto il periodo di emergenza da parte delle istituzioni (aiuti a fondo perduto, detassazioni dei contributi,
redditi di emergenza per le partite iva, sospensione dei mutui e leasing), e che si pone l’obbiettivo di
avanzare nuove strategie per riprogrammare una giusta ripartenza con dei protocolli sanitari adeguati,
apertura ai corridoi turistici e bonus per le aziende e per i privati.
Ufficio Stampa