EUROPA: INIZIO DELLA SUA FINE
O
LA FINE DELLE SUE CONTRADDIZIONI ?
Le conseguenze di una guerra non combattuta con le armi, hanno richiamato qualche grosso personaggio a rivedere quelle posizioni, condivise da tutti gli Stati d’Europa, di andare in ordine sparso nell’affrontare i problemi creati dall’aggressione da parte della Russia della vicina Ucraina.
Ventisette Capi di Governo, ventisette Ministri degli Affari Esteri e Ventisette Ministri dell’Economia sono stati tenuti all’erta per incontri, spesso virtuali, per concordare iniziative comuni.
Situazione gestita in modo disinvolto in periodo di pace, mentre ha mostrato tutti i limiti in un momento particolare nella valutazione di problemi che potevano essere meglio gestiti.
L’Europa assente completamente nelle autonome proprie iniziative, si è mossa pilotata dal Presidente Biden, il peggiore di tutti i Presidenti dell’USA che l’hanno preceduto.
Un Presidente da avanspettacolo che, mentre la situazione internazionale è al limite della rottura coinvolgendo tutti, conia giornalmente parole offensive nei confronti personali di Putin, che ne merita anche di peggiori, ma non da Biden che di questa situazione ne sta gestendo un grosso affare per le numerose industrie americane.
Oggi, fuori dal coro, il Presidente francese Macron ha affermato che bisogna rivedere i trattati e varare una nuova Comunità politica aperta anche a Paesi non UE.
Contemporaneamente il Vice Presidente della Commissione europea in una conferenza stampa ha affermato che “l’unanimità nel voto” ci impedisce di fare progressi, perchè viene considerata come una erosione del potere degli Stati.
Le prime reazioni sono pervenute da Svezia, Malta, Lituania, Lussemburgo e Olanda, da cinque stati che complessivamente contano 30/milioni di abitanti, rispetto ai 450/milioni dell’Unione.
Il 28 giugno 2016 in una mia nota pubblicata su diversi giornali on line, sottolineavo che l’Europa era gravemente ammalata e gli effetti del risultato del referendum inglese ne avevano confermato la diagnosi.
Se non si interverrà nella giusta direzione e con la massima urgenza, l’Europa potrebbe entrare in coma irreversibile, bruciando tutto il lavoro fatto negli ultimi settanta anni.
Il 15 marzo 2018 sostenevo la necessità e l’urgenza di modificare il famoso
“Compromesso del Lussemburgo” che confermava il principio di unanimità, con la possibilità per ogni Stato di potere esercitare anche il diritto di “veto”.
Decisione difficile allora, quando si trattava di un’Europa più piccola, gravissima oggi con 27 Stati, dal momento che “Malta” può con il suo veto bloccare ogni attività dell’Unione.
Il 27 aprile 2018 ritornavo sull’argomento alla vigilia delle elezioni europee, sottolineando che il problema si presentava più grave dal momento che nessuno parlava della necessità e urgenza di modificare quel “Compromesso del Lussemburgo”, che manteneva in vita la famosa unanimità.
Periodicamente questi comportamenti mi hanno spinto ad esprimere il mio pensiero sottolineando sempre che, per me, l’operazione Europa politicamente unita era rimasta una chimera.
Oggi sono convinto, nonostante l’apertura del Presidente Macon, che vuole cambiare i trattati UE, “in modo che anche nelle questioni sociali, fiscali e di politica estera, per le quali oggi serve l’unanimità, il Consiglio voti a maggioranza, il modo più efficace e visibile per approfondire l’integrazione dei paesi dell’Unione”.
Conoscendo i “polli” sono convinto che il problema non è di facile positiva soluzione.
Non si è voluto risolverlo, per un comportamento di assoluta serietà, quando gli Stati fondatori erano soltanto sei, impensabile dopo un indiscriminato ampliamento a 27 Stati, con tanti altri alle porte, che il problema possa oggi essere preso in seria considerazione.
angiolo alerci