Introdurre un meccanismo di regolarizzazione su base individuale.
A cura di: dott. Uccio Muratore
Spunti per una riflessione tratti dal “Libro Bianco sul Governo delle immigrazioni
economiche” (Fondazione ISMU, ed. 2023)
Il Libro Bianco è una iniziativa di Fondazione ISMU – Settore Economia e Lavoro – ed è stato
predisposto in seguito a un ampio processo di consultazione degli stakeholder dell’economia
e della società. Attraverso l’individuazione di una serie di obiettivi e strumenti condivisi tra gli
attori consultati, sia riguardo alle auspicabili
modifiche del quadro normativo, sia ad aspetti
di ordine procedurale e organizzativo, intende
proporre indicazioni utili innanzitutto ai
decisori pubblici e quindi a tutti gli attori del
mercato del lavoro implicati nella gestione dei
processi migratori e di inclusione
occupazionale dei lavoratori immigrati. Risulta
per gli operatori del settore un valido
strumento di apprendimento dei trend
connessi alla immigrazione ed una base dalla
quale trarre spunti di riflessione sulla efficacia
ed efficienza del sistema di gestione delle
migrazioni economiche e dei processi di
incontro tra domanda e offerta di lavoro
immigrato.
Ogni novità nell’assetto legislativo e
regolamentare delle vicende migratorie in
Italia è stata introdotta come l’antidoto
all’immigrazione irregolare, allo stesso modo,
ogni regolarizzazione, tra le numerose che si
sono susseguite nel tempo, è stata presentata
come l’ultima ed eccezionale risposta ad una
situazione altrettanto eccezionale.
L’esperienza maturata in Italia può descrivere quale sia il reale impatto delle regolarizzazioni
“di massa” che si limitano a svuotare un bacino dell’irregolarità che con tutta probabilità
riprenderà presto a riempirsi. I ritardi registrati nell’esame delle domande dell’ultima
regolarizzazione promossa durante la pandemia per rispondere all’urgenza di assumere
personale in settori chiave per la tenuta dell’Italia, sembrerebbero sancire: l’inefficacia di
questo strumento e la frequenza con la quale esso è utilizzato per “sanare” rapporti di lavoro
spesso inesistenti ma solo fittiziamente dichiarati (per motivi solidaristici nella migliore delle
ipotesi, per ragioni di lucro e sfruttamento in molti casi ampiamente documentati). Anche per
queste ragioni, da alcuni anni si discute sulla possibilità di introdurre un meccanismo di
regolarizzazione su base individuale. Le indicazioni emerse dal processo consultativo
convergono in buona parte nel sostegno della opportunità di introdurre un dispositivo di
regolarizzazione individuale quando vi siano reali condizioni per procedere a una regolare
assunzione o, secondo altre indicazioni, anche solo in presenza di una immediata
disponibilità al lavoro da parte dello straniero irregolarmente soggiornante (specie se relativa
a posti e mansioni ove si segnalano difficoltà di reclutamento). Occorre precisare come tale
soluzione sia, in concreto, già contemplata dall’ ordinamento italiano che stabilisce
all’art. 19 della legge 286/1998, come modificato dal decreto-legge 130/2020, la possibilità
del rilascio di un permesso di protezione speciale a coloro che posseggono precisi
requisiti di integrazione sociale, legami familiari e durata del soggiorno. Questa
previsione ha però trovato, ad oggi, una applicazione alquanto limitata, anche a causa della
sua scarsa conoscenza. Un simile meccanismo di regolarizzazione individuale è stato
previsto anche dal “decreto semplificazioni” del 2022, seppure limitatamente agli stranieri per
i quali sia stata presentata domanda di assunzione a valere sulle quote previste dai Decreti
Flussi del 2021 e del 2022. Si tratta, a tale punto, di porre a regime un meccanismo già
utilizzato. In ambito normativo, non vi sono motivazioni ostative pure rispetto alla soluzione
più estesa, infatti, secondo la legislazione europea (art. 6 della c.d. Direttiva rimpatri) ogni
Stato membro può decidere, per varie ragioni, di rilasciare un permesso di soggiorno a chi
sia al momento irregolare per favorire la riduzione del lavoro illegale (come raccomanda la
Convenzione OIL n. 143118 ratificata dall’Italia) o per tutelare il diritto alla vita privata o alla
vita familiare (garantiti dall’art. 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo). Secondo il
sentire politico, in tale direzione vanno le indicazioni dell’Ocse che in un recente
approfondimento sul tema ha sottolineato come sia preferibile agevolare la possibilità di
regolarizzazione individuale, in maniera continuativa o comunque periodica, sulla base di
regole certe e stabili, piuttosto che ricorrere una tantum ad ampi programmi di
regolarizzazione.
Pur non sottovalutando l’effetto di richiamo di nuova immigrazione irregolare insito in ogni
strumento di regolarizzazione ex post, la maggior parte dei testimoni privilegiati interpellati
ritiene che i vantaggi di un meccanismo di regolarizzazione continua su base individuale,
specie in presenza di un potenziale datore di lavoro, siano superiori alle sue criticità. In
particolare, si segnala la necessità, soprattutto nei contesti degradati e a bassa cultura della
legalità, di togliere ai datori di lavoro qualsivoglia “alibi” all’utilizzo della Direttiva 2008/115/CE
del Parlamento Europeo e del Consiglio del 16 dicembre 2008 recante norme e procedure
comuni applicabili negli Stati membri al rimpatrio di cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è
irregolare e la manodopera non regolarmente contrattualizzata, incoraggiando semmai
iniziative di livello sistemico per rendere sostenibile il costo del lavoro regolare
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