FESTA DEL SS. CROCIFISSO ABBANDONATO
DI PAPARDURA – Enna
“Fammi pulire la grotta che si trova a metà della rocca all’entrata di Papardura, alla quale si accede attraverso una scala scavata nella stessa rocca. Fai accendere una lampada poiché lì si trova una immagine mia quando fui Crocifisso. Rivela a tutti, che, davanti a questa immagine abbandonata, in quella grotta concederò molte grazie”.
(Gesù alla terziaria francescana di Monte Salvo,
la Venerabile Elisabetta Ciraulo)
L’origine del Santuario di Papardura è legato ai racconti da prima tramandati a voce e poi nel settecento raccolti in un libro sulla città di Enna del frate Cappuccino P. Giovanni.
Questi, racconta che gli anziani del paese parlavano di un’immagine del crocifisso, dipinto sulla parete rocciosa di una grotta, nei pressi della Porta di Papardura.
Con precisione si sa che fu fatta dipingere da un devoto ennese, un certo Ascanio Lo Furco ma non si conosce la data quando questo dipinto fu realizzato.
Durante l’invasione musulmana che impedì il culto cristiano, la grotta fu abbandonata da tutti e, il luogo si riempì di detriti e di sporcizie che con il passare del tempo ricoprirono l’immagine del Crocifisso.
IL RITROVAMENTO DELLA SACRA IMMAGINE
Padre Giovanni dei Cappuccini nel suo libro racconta: “Molti di ritorno dalla campagna, di notte, passando dalla porta di Papardura vedevano risplendere un lume in una grotta nel mezzo della rocca, ma quando arrivavano nelle vicinanze non vedevano più il lume”.
Il racconto di questo inspiegabile fenomeno passava di bocca in bocca meravigliando tutti fino a quando nel 1659 una monaca terziaria francescana del convento di Monte Salvo ebbe un’apparizione del crocifisso che le disse:
“Fammi pulire la grotta che si trova a metà della rocca all’entrata di Papardura, alla quale si accede attraverso una scala scavata nella stessa rocca.
Fai accomodare la lampada poiché lì si trova l’immagine mia di quando fui crocifisso. Rivela a tutti, che davanti a questa immagine abbandonata in quella grotta abbandonata concederò molte grazie”.
La monaca volendo nascondere la propria identità confessò tutto ad una donna, Angela Lo Guzzo che faceva la lavandaia.
Questa donna nei pressi della grotta, ogni giorno chiedeva l’elemosina per mantenere accesa la lampada e diceva a tutti che il Crocifisso era abbandonato e che nella grotta avrebbe fatto molte grazie.
Così fu, nel giro di pochi giorni tutta la città corse a visitare la grotta, molti miracoli fece il S.S. Crocifisso in quel luogo.
“Non veniva persona che non fosse consolata in ogni genere d’infermità”.
Molti vi ricevettero la guarigione ungendosi con l’olio della lampada che ardeva davanti al Crocifisso, altri, attraverso le pietre della grotta.
Un gran numero di persone accoravano, da ogni parte.
Diversi anni dopo questi eventi sorse una bellissima chiesa costruita a ridosso della grotta nella quale si conservava gelosamente il prodigioso dipinto rupestre.
Nel 1657 avvenne il ritrovamento dell’immagine del Crocifisso;
Nel 1671 iniziarono i lavori per la costruzione della chiesa.
Nel 1696 la decorazione della chiesa fatta con pregiati stucchi in rilievo, opera dell’artista palermitano Giuseppe Serpotta che si avvalse dell’aiuto del fratello Giacomo che in seguito diverrà molto celebre.
14/09/2020 Francesco Gatto
PREGHIERA
AL SS. CROCIFISSO DI PAPARDURA
O Gesù Crocifisso,
che nell’immagine prodigiosa
del dipinto rupestre di Papardura,
ti mostrasti misericordioso
a quanti ricorsero a te,
ascolta la mia preghiera.
Anch’io desidero recarmi
in devoto pellegrinaggio,
dinnanzi alla tua immagine,
per implorare supplice
la sospirata grazia (…..).
Ai piedi della tua Croce,
di quel trono di grazia e di misericordia
dal quale s’irradia
il tuo infinito amore per l’umanità,
fiducioso, depongo ogni sogno,
ogni mio desiderio e aspirazione di bene.
Imprimi, o Signore, nel mio cuore
la tua sacra immagine di amore e di dolore,
affinché mi sia di conforto
nelle prove della vita
e in ogni sforzo di rinascita.
Amen.
14/09/2020 Francesco Gatto
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