Enna nella provincia dei laghi il deserto avanza
Devastanti gli effetti dei cambiamenti climatici. Crollano le produzioni agricole e zootecniche
Qui non c’è più posto per l’ottimismo. In un ottobre che sa di piena estate il cuore verde della Sicilia, dell’entroterra siciliano, modifica inesorabilmente il suo paesaggio, il suo ciclo naturale e quindi il suo eco e agrosistema. Quei paesaggi collinari ottobrini caratterizzati dalle diverse tonalità del verde, ricchi di acqua e di umidità, non si scorgono più e hanno lasciato spazio ad una visione sempre più desertica. Quanto sta accadendo è paradossale se si pensa che il territorio ennese, è attraversato dai principali fiumi e corsi d’acqua siciliani ed è ricco di sorgenti. Per la presenza di sette grandi invasi il territorio si è anche conquistato l’appellativo di provincia dei laghi, con una capacità di accumulo di acqua pari al 35 per cento del totale di quella raccolta nelle restanti dighe presenti nell’isola. Il perché di questa grande contraddizione non è legato solo all’andamento climatico ma anche ad una complessa problematica gestionale che si è rivelata carente di una programmazione delle risorse in grado di potere gestire in tempo l’emergenza. Oggi si presenta in tutta la sua drammaticità e non potrà trovare soluzioni a breve termine. Per l’ agronomo, Andrea Scoto, che per anni si è occupato del monitoraggio dell’acqua per scopi agricoli, bisogna puntare su una maggiore capacità di captazione dell’acqua e su una conseguente programmazione per una ottimale distribuzione allo scopo di contenere le perdite degli invasi nel rispetto di un utilizzo razionale e responsabile. Bisogna ripensare ad una governance territoriale che in stretto raccordo con i livelli istituzionali superiori dia risposte concrete. L’attuale crisi idrica produce effetti devastanti per l’ambiente e per l’agricoltura settore che per primo ne paga le conseguenze, con il rischio di abbandono delle produzioni diventate economicamente insostenibili, per l’alto costo dei mezzi di produzione e con prospettive scarse della resa. Ciò che preoccupa maggiormente spiazzando ogni visione ottimistica è la consapevolezza che il deserto travolgerà le tante economie legate al comparto agroalimentare con evidenti conseguenze per la tenuta sociale del territorio. La desertificazione sarà la causa principale che darà un ulteriore accelerata all’esodo deludendo quei giovani imprenditori che testardamente hanno deciso di rimane facendo affidamento alle potenzialità del territorio. Per frenare questa grave involuzione non servono proclami populistici o campanilistici ma un patto di responsabilità territoriale ai vari livelli, politico ed istituzionale, per trovare soluzioni e dare risposte concrete ai settori in crisi.
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L’ AGHI