Una bellissima notizia per il Cammino di San Giacomo in Sicilia e per la Domus Hospitalia di Piazza Armerina del Borgo di San Giacomo. Con decreto del Segretario Generale del 13/12/2023 prot. n. 33654/23 è stato approvato il progetto di ristrutturazione dell’immobile destinato ad accoglienza pellegrina per l’importo di € 222.841,07 “Recupero dell’Ex Chiesa di S. Giacomo (Borgo) da destinare a punto di accoglienza dei pellegrini del “Cammino di S. Giacomo in Sicilia”
Sono state 240 le domande presentate al Ministero del Turismo di cui 25 provenienti dalla Sicilia e l’unico progetto finanziato, racconta Totò Trumino fondatore e coordinatore del Cammino di San Giacomo in Sicilia, è stato il nostro Cammino. Classificandosi al 5° posto a pari merito con altri 3 progetti.
Dopo aver presentato tutta la documentazione, per partecipare al Bando del Ministero del Turismo, di concerto con l’amministrazione Comunale di Piazza Armerina, avevo la consapevolezza, continua Trumino, che il progetto della Chiesa del Borgo aveva tutte caratteristiche per essere approvato. La storia del Borgo di San Giacomo è una storia da far vivere e rivivere a tutti i pellegrini che intraprendono il pellegrinaggio lungo questo straordinario Cammino.
Voglio ringraziare il nostro Sindaco Nino Cammarata, l’Assessore Epifanio Di Salvo, l’Ing. Mario Duminuco, l’Arch. Luciano Marino e l’infaticabile Lucia Giunta presidente del Borgo di San Giacomo, l’associazione di Piazza Armerina che accoglie i pellegrini lungo il Cammino.
La Storia del Borgo…
Il Borgo San Giacomo era un insediamento abitato situato pochi chilometri a Nord della attuale Piazza Armerina, probabilmente immerso in un territorio boschivo e votato alla pastorizia, di cui non rimane pressoché alcun edificio antico essendo stato l’impianto del Borgo totalmente stravolto e cancellato da una serie di sovrapposizioni come la S.S.117 BIS, la ex strada ferrata, ma soprattutto il cimitero “Bellia” che fu improvvidamente collocato esattamente dove si può ragionevolmente intuire che si estendesse l’abitato principale del Borgo.
Di tale Borgo, su cui stiamo conducendo una ricerca storica che si scontra con una vera scarsità̀ di fonti storiche e di documenti di qualsiasi tipo, rimane pressoché́ intatta solo la struttura della Chiesa di San Giacomo, oggi sconsacrata ed adibita a magazzino comunale, miracolosamente risparmiata dalla strada ferrata che non la travolse per pochi metri.
La chiesa di San Giacomo è considerata da molti un edificio trecentesco per lo stile del portaletto con archivolto acuto tipicamente normanno.
Situata di fronte al cimitero Bellia e strategicamente ubicata lungo uno dei principali assi viari che
collegavano, nel centro dell’Isola, il Mar Tirreno alla città di Terranova, oggi Gela, passando per Santo Stefano di Camastra, Mistretta, Cesarò, Troina, Nicosia, Enna e Aidone ossia i comuni che, nell’hinterland siciliano conservano le maggiori testimonianze del passaggio dei Cavalieri Templari che con le loro Commende ed i loro eserciti mercenari controllavano i territori ecclesiastici e le grandi vie verso la Terra Santa.
La struttura è documentata nel 1308 assieme ad altre chiese di San Giacomo ubicate a Enna e a Nicosia, sulla strada che porta al settentrione, mentre a Sud Est di Piazza Armerina, lungo l’odierna S.S. 124, sorgevano le chiese Jacopee di Caltagirone, Vizzini, Ferla – posta su una variante della S.S. 124 – e Siracusa.
Fra il centro della Sicilia e la costa jonica, dunque, si rintraccia un importante collegamento viario lungo il quale nel 1308 erano dislocate sette chiese dedicate a San Giacomo, protettore dei pellegrini. Per cinque di esse è documentata la presenza di hospitalia per pellegrini che erano gestiti da due prestigiosi Ordini Militari e Ospitaleri intitolati a San Giacomo Apostolo:
1. Cavalieri di San Giacomo d’Altopascio
L’Ordine di San Giacomo d’Altopascio, detto Ordine dei Frati Ospitalieri di San Jacopo, detto anche dei Cavalieri del Tau, è un antico ordine religioso cavalleresco ed è considerato da alcuni storici il più antico Ordine assistenziale, caritativo, equestre e religioso dell’era cristiana, operante sulla via Francigena. Sorto ad Altopascio nei pressi di Lucca intorno all’anno 1050 per volontà di 12 cittadini lucchesi, riunitisi in una realtà canonicale, operativa con un Ospedale di avanguardia, ritenuto modello ed esempio per tutti i successivi ospedali in Italia e all’estero (per esempio a Parigi l’Hopital de Dieu): aveva compiti di assistenza ai pellegrini per Roma e Santiago di Compostela; nel tempo si specializzò nella custodia delle vie e dei
ponti. Il 14 marzo 1587 per volontà di papa Sisto V, su richiesta del Granduca di Toscana, confluì
nell’Ordine di Santo Stefano, che ne assorbì i beni. L’arma è una Tau: “Di nero alla Tau d’argento, con il braccio verticale aguzzato e affiancata da due conchiglie di San Giacomo dello stesso”. La loro esperienza nella manutenzione e nella difesa delle strade battute dai pellegrini i quali erano sempre più esposti alle aggressioni di malviventi. L’hospitale di Naro nel 1459, anno in cui fu sciolto l’Ordine dei Cavalieri di Altopascio, fu elevato a Priorato e affidato all’Ordine di S. Agostino, pur conservando il titolo di S. Giacomo de Altopassu.
2. Cavalieri di San Giacomo della Spada
L’Ordine di San Giacomo della Spada fondato nel sec. XII in Spagna, con il duplice scopo di combattere i Mori e di proteggere i pellegrini diretti al Santuario di Santiago de Compostela, fu posto sotto la regola di Sant’ Agostino.
L’insegna dell’Ordine è rappresentata da una croce rossa in forma di spada con la punta rivolta verso il basso; di sovente la spada è dipinta insieme alla conchiglia che i pellegrini, oltre al bastone per sostenersi, usavano lungo il percorso non solo per sfamarsi ma anche per dissetarsi usando le loro grandi valve per raccogliere l’acqua da bere.
Quest’Ordine a Piazza Armerina fu portato intorno al 1100 da Enrico Aleramico, cognato del Conte
Ruggero, e fondò una Domus Hospitalis alle porte dell’odierno centro abitato, davanti l’ingresso del cimitero comunale della Bellia.
Nel 1338 Guglielmo de Bisanti, «abitator terre Placie», nel suo testamento dispone alcuni lasciti per il vescovado di Catania, il priore che risiede a Piazza, frati, monaci e presbiteri di alcune chiese tra le quali si trova quella di San Giacomo di Altopascio. Oltre la chiesa di San Giacomo, si menzionano espressamente nel legato l’opera di San Giacomo «de Altopassu», l’opera dell’ospedale di San Giacomo e tre frati di San Giacomo, Luca, Tommaso e Nicola.
Il 15 gennaio del 1348 Bonafemmina de Aydono, vedova di Rainaldo de Spervaira, detta le sue ultime volontà istituendo come eredi la sorella Allegrancia e la nipote Princissa. Con i proventi dell’eredità si deve «edificare o costruire» un ospedale per i poveri, per il quale la testatrice aveva già versato un anticipo di diciotto onze.
In questo modo ella tiene fede alle volontà già disposte da un altro suo figlio, Perrone de Deuluvolsi, nato da un suo precedente matrimonio, che nel testamento del 15 agosto 1314, aveva istituito come eredi sua madre, Bonafemmina, e suo fratello il presbitero Giacomo de Spervaira, a condizione però che gli stessi «provvedano alla fondazione di un ospedale ad opus pauperum». Cosa che accadrà effettivamente nel 1363, nel quartiere di San Domenico, nei pressi della porta denominata «Spitalis» proprio per la presenza dell’ospedale. Non si sa quando questa struttura sia entrata in funzione e affidata ai frati dell’Ordine di San Giacomo d’Altopascio, di certo presenti a Piazza a partire dagli anni Trenta di questo secolo, come si ricava dal testamento del 2 settembre 1338 in cui si attribuiscono «un terreno» all’opera di San Giacomo d’Altopascio, «un sacco, un materasso, una fargana e un plumaricio» all’opera dell’ospedale di San Giacomo, infine, due tarì all’opera della chiesa di San Giacomo di Piazza.
Secondo l’abate netino Rocco Pirri, la Domus Hospitalis piazzese apparteneva «all’ordine di San Giacomo di Spada, soggetta al priorato di San Giacomo di Altopascio», sulla base di un diploma fiorentino del 23 ottobre 1487
Nel 1487 l’importanza dell’hospitale di Naro fu tale che da esso dipendevano, gli hospitale di Piazza Armerina, Licata, Nicosia, Enna, Mineo, Lentini e, più tardi, anche la struttura di Caltagirone.
Nel 1558 il Priorato di Naro fu affidato a Giovanni Peres de Herrera, Cavaliere di S. Giacomo della Spada, l’altro Ordine Militare dedicato al Santo Apostolo e fondato in Spagna nel 1170. Il Priore di Naro e il Precettore di Lentini, entrambi Cavalieri di S. Giacomo della Spada, erano membri del Braccio ecclesiastico del Parlamento siciliano. Una presenza massiccia dei Cavalieri di S. Giacomo della Spada si registra in Sicilia nel sec. XVI e si protrae per tutto il sec. XVII. Lo stemma del prestigioso Ordine cavalleresco, raffigurante la conchiglia e la spada Jacopea, ancora oggi si può ammirare a Palermo sulla facciata dell’ospedale militare degli Spagnoli noto sotto il titolo di S. Giacomo della Spada.
Nel 1654 lo storico piazzese Giovanni Paolo Chiarandà cita questo hospitale di Piazza Armerina e aggiunge che già al suo tempo non era rimasta alcuna traccia di esso, mentre invece ricorda che la Chiesa di San Giacomo posta fuori le mura della città e la definisce antichissima. Da questa chiesa, fino a poco più di cinquant’anni fa, nella notte del 25 Luglio (San Giacomo Maggiore) si snodava una processione penitenziale fino alla contrada Santa Croce e qui ritornava al punto di partenza. Ogni partecipante portava un cero acceso e doveva pregare in silenzio fino a quando il capo processione non autorizzava a gridare: «Sto facendo il viaggio a S. Giacomo». Anche qui la finalità del viaggio era sempre la stessa, cioè espiare i peccati da vivi per alleviare le sofferenze nel Purgatorio. Le autorità ecclesiastiche, però, erano contrarie a questa cerimonia, perché nella processione si inserivano gli adepti di una setta stregonica chiamata la “Settima”, i quali praticavano riti esoterici con la pretesa di conoscere in anticipo il giorno della morte.
Altre notizie trovate sul borgo
Intorno al 1830, l’area del Borgo San Giacomo fu espropriata alla Chiesa per istituire il nuovo cimitero.
Il pochissimo materiale storico da cui attingere è limitato proprio agli atti di espropriazione di tale superficie la località (oggi denominata Bellia) ed in particolare ad alcuni carteggi dei quali purtroppo non siamo ancora
riusciti a prendere visione diretta, dai quali pare risultasse che l’altipiano su cui giaceva il piccolo Borgo di San Giacomo si prestava ottimante alla nuova destinazione cimiteriale.
Possiamo intuire che la posizione del Borgo fosse stata ritenuta ideale per la costruzione del cimitero vuoi per la posizione elevate ed assolata, o per la ragionevole e non impervia distanza dal centro abitato, o per la posizione amena che invitava alla contemplazione in una valle lussureggiante di boschi ed i natura ma probabilmente tra le ragioni che indussero la scelta del nuovo cimitero possiamo intuire anche la facilità nel reperire pietre squadrate ricavati dai ruderi e dai muretti a secco che dovevano essere molto numerosi in tutta l’area del Borgo già allora probabilmente disabitata se non proprio avvolto dalla vegetazione, aveva i requisiti di legge si disse, il borgo sorge lungo la Regia Trazzera Terranova – Castrogiovanni, è di proprietà della Cattedrale, si estende su un altopiano.
Nel 1840 il mercato di settembre, che è giunto sino ai nostri tempi, veniva trasferito dal piano San Giacomo al Piano Sant’Ippolito, probabilmente per non intralciare la nascita del nuovo cimitero o per altre ragioni che cercheremo di evincere dalla nostra ricerca storica tutt’ora in corso.
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