Carte da gioco siciliane: la storia, le caratteristiche, le curiosità
La penisola italiana vanta un gran numero di mazzi di carte, ciascuno tipico di una regione. I più noti sono senza dubbio quello napoletano e piacentino, ma anche la Sicilia vanta il proprio mazzo, anch’esso composto da 40 carte. Il seme è spagnolo e la derivazione proviene da un altro celebre mazzo di carte, utilizzato però non solo come passatempo: si tratta dei Tarocchi, oggetto di una vera e propria riscoperta al giorno d’oggi, spesso se ne parla sui media. I quattro semi che compongono il mazzo sono denari (aremi in siciliano), bastoni, spade e coppe.
Come spesso accade per i mazzi tipicamente regionali, i tratti di queste carte presentano segni distintivi del territorio e nel caso della Sicilia, risulta impossibile non essere specchio della miscela di culture che ha caratterizzato per secoli l’isola italiana. Il seme spagnolo garantisce alla carta un disegno lineare meno elaborato rispetto a quelle a seme francese ad esempio, dai tratti più ricercati. La commistione culturale ha origini antiche e il mazzo siciliano ne è una rappresentazione. Gli storici sembrano essere concordi nel ritrovare diverse analogie con il mazzo arabo, in modo specifico quello dei mamelucchi egiziani, presenti in Spagna già a partire dal 1300. Questa affinità si può ritrovare in corrispondenza di una carta specifica, il cavaliere. In dialetto siculo la figura viene chiamata sceccu (o sciccareddu), con una spiccata somiglianza al termine sceicco. Uno spiccato simbolismo si ritrova anche in altre carte come il tre di denari, figura che rappresenta la trinacria, simbolo dell’isola e riportato anche nella bandiera sicula.
Tanto in Sicilia quanto nelle altre regioni italiane, la passione per la tradizione e di conseguenza per i giochi di carte resta viva. Anche se oggi, purtroppo, spesso l’utilizzo delle carte da gioco regionali è limitato dall’avanzata delle moderne piattaforme di gioco virtuale che fanno ricorso prevalentemente ai mazzi noti su scala nazionale e internazionale. A farla da padrone sono le carte francesi ma anche giochi italiani come scopa, scopone, sette e mezzo, oppure il famoso solitario classico vengono messi a disposizione con le carte napoletane, molto più note e diffuse delle siciliane. Il periodo però per eccellenza in cui si riscopre la passione per questi passatempi sono le festività, che riuniscono sotto lo stesso tetto intere famiglie. In queste occasioni, tra i giochi più celebri si ritrova senza dubbio Cucù. Ogni giocatore ricevere una carta e subito dopo aver concluso la distribuzione di queste, è possibile scegliere se scambiare la carta o tenerla. La carta dal valore più alto fa assumere al giocatore il ruolo del Re, unico adibito ad impedire lo scambio e dichiarare Cucù. Un altro gioco ugualmente noto e più specifico rispetto ai classici giocati in ogni altra regione è la Zecchinetta. Molto interessante è però la denominazione di questo passatempo, che deriva direttamente dai lanzichenecchi che per primi lo introdussero nella penisola italiana. L’elenco dei passatempi spiccatamente regionali si conclude con il Ti vitti e il Cavazzuddu. Il primo è la traduzione dialettale del “ti ho visto” mentre il secondo è una simulazione di una corsa di cavalli mediante l’uso delle quattro carte che raffigurano i cavalli (uno per seme).