La distruzione della diga di Nova Khahovka sul fiume Dnipro è una catastrofe di proporzioni bibliche. Il rimpallo di responsabilità fra Russia e Ucraina non cambia l’enormità del disastro, come già avvenuto con la distruzione del gasdotto del Nord Stream. Quale sarà la prossima notizia? L’attacco alla centrale nucleare di Zaporizhzhia? L’uso di armi atomiche da parte della Federazione russa? L’intervento diretto di forze NATO nel conflitto? Nello scenario di una escalation che ha oramai superato ogni livello di guardia si colloca la recentissima decisione del Parlamento europeo di destinare fondi del PNRR e del Fondo Sociale Europeo alla costruzione e all’acquisto di munizioni, contraddicendo l’art. 41 del Trattato che esclude l’utilizzo di spese che hanno implicazioni nel settore militare e della difesa. A maggior ragione, leggiamo con sconcerto le recenti dichiarazioni di Mario Draghi in merito alla guerra in corso. Affermare che «non c’è alternativa per gli Stati Uniti, l’Europa e i loro alleati ad assicurare che l’Ucraina vinca questa guerra» vuol dire vanificare qualsiasi tentativo di soluzione diplomatica, proprio quando è in corso la missione vaticana. Tutto ciò ci conferma l’urgenza assoluta di operare per una composizione negoziata del conflitto. Mai come oggi occorre tornare a parlare di pace.
Visite: 277