
Con l’arrivo dei Normanni in Sicilia (1061) e fino al completamento della conquista dell’isola (avvenuta dopo circa un trentennio), Troina diventò, per la posizione strategica del sito (comodo e facile da difendere) e per l’accoglienza della popolazione cristiana grecofona, la prima sede del potere politico di Ruggero I. Tale scelta cambiò le sorti della cittadina nebroidea. Definita dal Malaterra urbs, aveva sull’acrocoro rupestre un castrum munito e inespugnabile che gli Altavilla scelsero come roccaforte della conquista: il Gran Conte vi trasportava il bottino e vi custodiva il tesoro del regno, vi faceva ritorno dopo ogni battaglia e vi riceveva le ambascerie, vi accoglieva papa Urbano II e vi seppelliva il figlio Giordano (morto a Siracusa).
Troina nell’XI secolo divenne un ‘laboratorio’ della politica ecclesiastica dei nuovi sovrani. Nel 1080, dopo la costruzione della cattedrale dedicata alla Virgo puerpera, venne istituita la prima sede episcopale siciliana, che, affidata al vescovo Roberto, fu dotata di beni e possedimenti fondiari. Sul versante della riorganizzazione del clero regolare, in ragione della cospicua presenza demica ellenofona, Ruggero I favorì la diffusione del monachesimo italo greco.
Il geografo arabo Edrisi nel 1150 scrive che «Troina è castello da rassomigliare a città» e per le sue caratteristiche difensive è un «fortalizio» e un «desiderato soggiorno». Lungo poco meno di un chilometro e largo poche decine di metri, nella sua cinta muraria si aprivano quattro porte: del Baglio a nord, del Guardiano accanto la Cattedrale, di Ram (sorgente) a ovest e di San Nicola ad est. La struttura difensiva era costituita da tre alte e robuste torri che dominavano la sottostante valle, i corsi d’acqua e le vie di comunicazione.
Fabio Venezia