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San Giuseppi caminava e la ridini tirava, la tirava curta curta, San Giuseppi n’da la rutta.
Alla vigilia di un giorno prezioso per la comunità siciliana e per la città di Enna, è bello ricordare quante grazie il Santo “del silenzio” abbia concesso in questo paese dell’entroterra..
Nel 1951, dopo la guerra, avvenne che il popolo per devozione allestì 101 tavolate, tante quanti gli spari di cannone della festa Patronale.
Avvenne che un uomo, un agricoltore “De Russi”, tornato in paese per la festa, aveva da poco discusso con un vicino di terra e lo aveva apostrofato a cattive parole e bestemmie.
Lungo il tragitto in salita, sulla mula, sentì d’improvviso una mano sulla spalla, l’asino ai fermò e dinanzi a lui trovò un giglio..
Convinto di aver preso un colpo di sole proseguì il cammino e giunto in casa trovò la moglie a letto punta da centinaia di api sul viso e sulla lingua.
Sul letto stava un immagine del Santo Patriarca, pregò molto affinché la moglie guarisse e tornasse a parlare.
Il 19 marzo al mattino presto si svegliò e non trovò più la moglie, spaventato corse in cortile ma non c’era, si mise a cercarla e giunto “o chianu de prucini” – Piazza Puccini,vide una coccarda che segnava la presenza di una tavolata ed entró per cercare la moglie.
Entrato trovò la moglie in buona salute seduta in preghiera e riconobbe nel padrone di casa, il vicino di terra che aveva maltrattato. Si ricordó del viaggio e di quanto accaduto e di come aveva pregato San Giuseppe.
Ad un certo punto di fronte ad ogni cibo ed ogni ben di Dio la moglie lo chiamò e gli disse “Pitrí veni ccà a San Giuseppi silenti ogni bontà”.