L’appello di Giovanni: anche io ho diritto di vivere la mia vita.
È apparso sul sito del giornale insanitas.it l’appello di un nostro concittadino, Giovanni, affetto da sclerosi multipla.
“Costretto da vent’anni sulla sedia a rotelle Giovanni, 56enne affetto dalla sclerosi multipla, non si arrende alla malattia e a tutte le complicanze che da essa derivano ma anzi, con tono gentile e pacato, fa un appello al prefetto Maria Carolina Ippolito, alla quale ha mandato una missiva e al sindaco di Enna, Maurizio Dipietro: (…)un grido d’aiuto per mantenere la dignità di uomo libero anche di lavorare. Ricordiamo inoltre che, il trasporto assistito di persone con grave handicap assume i caratteri di prestazione socio-sanitaria”. Questo è quanto riportato dall’articolo pubblicato oggi martedì 26 Marzo.
“Dopo il lungo periodo pandemico dove lo smartworking era divenuto consuetudine, tutti sono tornati a espletare le proprie funzioni sul luogo di lavoro, ma per il signor Ventimiglia, paralizzato dalla vita in giù, il ritorno in sede al “Dipartimento territoriale del lavoro” di Enna è stato e continua ad essere un’odissea giornaliera. Così come raggiungere l’ospedale Umberto I per le consuete visite di routine che la malattia gli impone”.
«Le associazioni e organizzazioni no profit- incluse quelle dedicate alla patologia- sono piene di lavoro o comunque non hanno volontari a sufficienza o/e conducenti idonei per poter sopperire alle necessità dei soggetti fragili che vivono sul territorio e quindi preferiscono garantire il trasporto ai pazienti che fanno le terapie giornaliere in ospedale, come faccio io però una volta al mese. E dunque non c’è spazio per me e per le mie necessità, ma anche io ho diritto di vivere la mia vita. Le persone e gli ammalati non possono essere classificati di serie A o di serie B, siamo tutti sofferenti e in condizione di bisogno. Al momento, ad occuparsi di me e quindi di tutte le mie necessità- afferma Giovanni- inclusi gli spostamenti, sono la mia collaboratrice e a volte il suo compagno, ex infermiere in pensione e oramai mio amico. Quotidianamente, con tanto sforzo, mi caricano prima in braccio per adagiarmi in macchina, e con la massima attenzione mi trasferiscono sulla carrozzina e si parte. Ma è chiaro che ogni giorno è un’avventura, infatti queste manovre mi mettono continuamente a rischio fratture, perché le mie ossa sono fragili come il cristallo», racconta.
Basandoci su quanto riportato dall’articolo, “il Comune, con l’assessore al ramo- qualche tempo fa- si sarebbe impegnato verbalmente a dargli un contributo economico o reperire un mezzo adeguato senza dover essere sollevato dalla sedia a rotelle, ma poi la promessa non si è concretizzata.
È quest’ultimo ente infatti, che ha l’obbligo- avvalendosi anche di una ditta esterna e/o del terzo settore- di garantire a Giovanni, e alle persone come lui, diversamente abili, questi servizi.
La dottoressa Giusi Occhino, funzionario assistente sociale del Comune di Enna, informata da noi del problema, dopo un giro di telefonate per accertarsi della grave carenza denunciata, ha trovato riscontro solo nel servizio urbano cittadino della Sais, che si è detto disponibile a fare delle fermate personalizzate e caricare il signor Ventimiglia per raggiungere la sede lavorativa. In ogni caso ci vorrebbe qualcuno- sarebbe stato il compito di un volontario- che due volte al giorno lo accompagni alla fermata per prendere il mezzo e si accerti del suo posizionamento corretto all’interno facendolo salire e scendere.
Ma è questa la soluzione migliore e più sicura per lui? Si può definire questo “trasporto assistito”? Certamente no!” conclude l’articolo. “Anche se si apprezza l’impegno profuso per trovare una soluzione. Enna a novembre del 2023 è stata designata “Città della Gentilezza”, ma davvero questo è il massimo della “gentilezza” che un’Amministrazione può fare per un cittadino in palese stato di difficoltà come Giovanni che altro non chiede che vengano rispettati i suoi diritti?”
Andrea Greco