PRENDETEVI IL TEMPO DI LEGGERE
Ci credereste se vi dicessimo che in un periodo di siccità come questo, un grosso colosso dell’energia ha intenzione di costruire una centrale idroelettrica al centro della Sicilia?
Ci credereste se vi dicessimo che tale energia non verrebbe prodotta sfruttando il naturale salto dell’acqua, come avviene in altri bacini, ma pompando acqua da un lago artificiale sottostante già esistente, verso uno a monte di nuova, devastante costruzione?
Ci credereste se vi dicessimo che l’acqua andrebbe presa dal Lago Morello (che in tantissimə avete ammirato durante le escursioni con noi al Villaggio bizantino o a Monte Gaspa), bacino artificiale che soffre già la mancanza di piogge dell’ultimo anno? Da qualche giorno, tra l’altro, data la carenza di risorse idriche che attanaglia quest’area, agricoltori e allevatori del territorio di Villarosa hanno la possibilità di prelevare acqua, cosa che probabilmente avverrà anche in futuro.
Ci credereste se vi dicessimo che il bacino artificiale a monte potrebbe essere costruito proprio qui, dove fino al periodo fascista c’era il Lago Stelo? Qui dove si produce grano e foraggio per animali, qui dove c’è chi ci vive, qui dove la nostra cara amica Agata ha deciso di mantenere le proprie radici coltivando ortaggi e legumi e vivendo di questo. Siamo stati da lei con tantə di voi, abbiamo conosciuto la sua forza e perseveranza, abbiamo acquistato i suoi buoni e sani prodotti della terra.
Ebbene, il bacino in questione avrebbe una circonferenza di 1.6 km, avrebbe muri alti fino a 24 metri in cemento armato e larghi 6 (eppure l’impatto visivo auto-valutato dall’azienda costruttrice è niente di che), il tutto infiocchettato da terra di riporto e vegetazione che mascherebbe la struttura. E il sole? E l’aria? E la vista? E il sole che alimenta i pannelli solari dell’azienda e riscalda le sue serre (è un paradosso se si pensa che siano opere finanziate a suo tempo con fondi del Piano di Sviluppo Rurale)? Chi abita o lavora lì verrebbe privato di tutto questo, si ritroverebbe davanti questa struttura colossale e alle spalle subito il bosco, letteralmente imbottigliati, tacitamente o platealmente invitati ad abbandonare quel luogo.
A proposito di bosco e presunta sostenibilità: ci credereste se vi dicessimo che per costruire le gallerie ipogeiche per fare andare su e giù l’acqua da e verso il Lago Morello andrebbe distrutto parte del bosco? Esatto, per costruire parte di un’opera a sostegno della sostenibilità ambientale, andrebbero abbattuti 12.000 mq del Bosco di Monte Gaspa, uno dei pochi polmoni verdi del territorio.
Ci credereste se vi dicessimo che tutto ciò, dato il presunto interesse pubblico, andrebbe fatto in un’area caratterizzata da importantissime testimonianze archeologiche, alcune delle quali ancora adesso oggetto di studio? Due siti archeologici su tutti, il sito preistorico di Case Bastione e la Necropoli tardo-antica di Gaspa, esattamente tra i quali andrebbero costruite le suddette gallerie ipogeiche che sventreranno letteralmente la montagna.
Tuttavia, l’intera area di Monte Gaspa, dalle alture alle pendici, mostra testimonianze archeologiche, come un altare preistorico, tombe preistoriche e miniere e forni Gill della ex miniera di zolfo di Gaspa-Pera, non a caso, questo è uno dei luoghi del Rocca Di Cerere UNESCO Geopark. Letteralmente un immenso bacino archeologico e geologico (ricordiamo anche il grande calanco poco distante dal punto in cui dovrebbe sorgere il bacino artificiale), su cui già da qualche anno si sta investendo a livello turistico e di studi e che, ulteriormente valorizzato, potrebbe significare turismo naturalistico e archeologico per tutto il territorio e durante tutto l’anno.
Eppure la Vpia (Verifica preventiva di interesse archeologico) dice che, a causa della vegetazione presente sui chilometri e chilometri di territorio analizzato e interessato dai lavori (gallerie ipogeiche, centrale di accumulo, bacino, cantiere, strade nuove o da adeguare), non è stato possibile rilevare eventuale materiale archeologico o strutture, a causa di scarsa visibilità, cosa che appare alquanto strana trattandosi di campi seminativi, boschi di conifere ed eucalipti (poco sottobosco), macchia mediterranea a basso fusto.
Ci credereste se vi dicessimo che questa imponente struttura in cemento e i relativi 3,1 milioni di metri cubi di acqua contenuta, andrebbe costruita a neanche 100 metri da un costone roccioso che nel marzo 2012 ha subito un evento franoso di grossa portata, decretando la chiusura della SS 290 per ben 8 anni?
Una costruzione mastodontica del genere, andrebbe inevitabilmente ad appesantire un pianoro evidentemente già fragile di suo alle estremità rocciose che lo caratterizzano, minando la stabilità e la sicurezza di un vasto territorio.
Il territorio di Calascibetta è già sfregiato da una discarica letteralmente abusiva ma resa in qualche modo legale e vedrà ampiamente trasformato il meraviglioso paesaggio che la caratterizza, quando verranno costruiti i giganteschi tralicci del nuovo elettrodotto Terna da 380 kv (e relative emissioni elettromagnetiche). Difendiamo casa nostra da questo ulteriore scempio, autorizzato da chi questo territorio lo ha svenduto.
Dalla Pagina Facebook dell’associazione Hisn Al Giran