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Il mese di Giugno é il mese che la città di Enna dedica per tradizione alla sua Patrona, Maria SS. Della Visitazione.
Un mese fatto di scampaniate mattutine ,corone sgranate, il canto della coroncina, le messe all’alba.
Un mese di preparazione, esteriore ed interiore, all’incontro con la Madre che torna a visitare la sua gente.
Per me il mese di Giugno é da qualche anno a questa parte riscoprire radici, storie , tradizioni, rileggere, attraverso lo studio e la ricerca, quanto i padri ci hanno lasciato come eredità preziosa da custodire, amare e tramandare in termini di fede e devozione certamente, ma anche di cultura e saggezza popolare, e che mi piace condividere, perché possano essere umile strumento di riflessione per chi come me sfrutta questi giorni per sentirsi piú legato non solo a Lei, ma a questa terra, la sua storia, la sua religiositá.
In questo mese di Giugno voglio concentrarmi su come ,nei secoli, passato e presente si intrecciano e si incontrano nell’attestazione di affetto, di stima, di voto che il Popolo Ennese, da tempo immemore, innalza a Maria.
Preghiere, coroncine , canti, vrame : dalla figura più elevata culturalmente e socialmente parlando, alla persona più umile: l’ennese si prostra ai piedi di Maria e le tributa onore ,lode, invocandola sotto i titoli più disparati, cantandole tutto il proprio affetto e la propria gratitudine, il proprio amore e la propria riconoscenza per essere Madre e Regina di questo popolo.
É una letteratura del popolo quella conservata in archivi, libri, racconti, usi e gesti, legata a questa fetta di popolo e a Maria , che da studioso e insegnante trovo entusiasmante scoprire, spolverare, divulgare, a cui legarsi, perché possa essere apprezzata, vissuta e tramandata.
E non si può non cominciare se non dalla Coroncina alla Madonna della Visitazie, patrimonio immateriale di questa città. Lo dico da sempre.
Per tutto il mese di Giugno e nel mese successivo in ogni casa, in ogni famiglia, in duomo prima, a Montesalvo poi gli ennesi compiono la loro invocazione alla Patrona con la famosa coroncina. C’è chi è stato cresciuto con la sua melodia, segno di una fede che si trasmette di padre in figlio, da ignudo ad ignudo; c’è chi è stato ninnato dalla mamma o dalla nonna col canto “La Rosa e Lu Gigliu”; la si fa imparare a scuola ai bambini, la cantavano i ragazzi tra le vanelle della città portando in processione delle improvvisate “vare” di legno con l’immagine di quella che per gli ennesi è “La Madonna del 2 Luglio”. È il simbolo di un’appartenenza, senza dubbio, che si iscrive in una tradizione che è giunta fino a noi nelle parole, nelle melodie. Una coroncina in siciliano, capace cioè di essere velocemente compresa e appresa da chiunque, indipendentemente dall’estrazione sociale a cui si appartenga. È un carattere distintivo, vero e proprio genoma di chi vive in questa ridente città di montagna in piena Sicilia. Ho avuto maggiormente contezza di ciò quando, nei mesi di lockdown a seguito della pandemia di Covid- 19 nella primavera 2020, si elevava dalla città il melodioso canto della coroncina attraverso le casse piazzate sui balconi, attraverso le voci delle famiglie affacciate alle finestre distanti, ma unite in preghiera; alle ore diciotto in punto di ogni pomeriggio, tra i quartieri, gli ennesi cantavano, uniti e fieri, una richiesta di aiuto e di protezione alla “Regina di l’Angeli”. La recita continua mi ha permesso di gustare la bellezza del suo testo, un vero passpartout della devozione mariana, che probabilmente i nostri padri avranno composto proprio per imprimere nelle menti tutti gli attributi, i ruoli, i dogmi che la chiesa cattolica riconosce alla Vergine Maria.
Questa coroncina nasce come preghiera secondo gli schemi tipici delle preghiere liturgiche: l’invocazione , con tutte le prerogative e gli attributi, una sorta di captatio benevolentiae per attrarre la benevolenza materna della Vergine, e la chiosa finale, la preghiera vera e propria.
Riscoprire questo testo, il dialetto che si cela in ogni verso, il profondo significato escatologico e mariologico, permette di unirsi ai tanti che nei secoli l’hanno utilizzata come voce per le proprie esigenze dell’anima e del cuore, elevando questo accorato canto di fede e devozione alla Regina e Madre di tutti gli ennesi, alla “Stidda Bedda risplendenti ogn’ura” che mai ci abbandona.
E voi? Che ricordi avete della Coroncina della Madonna della Visitazione . Lasciate qualche commento, é testimonianza preziosa di pratiche devozionali che é bello riscoprire e valorizzare.
Le parole della Coroncina ,impresse nella luminaria, al passaggio della Vetgine Santa il 2 Luglio ph. di Biagio Virlinzi