
VIII CENTENARIO DEL RITROVAMENTO DELL’IMMAGINE DI MARIA SS. DELLA CAVA 1223 – 2023
Il Santuario Madonna della Cava sorge a 4 km da Pietraperzia e trae le sue antiche origini dall’Effige miracolosa ivi venerata.
Si tramanda che nell’anno 1223 un “muto” trapanese ebbe in sogno dalla Madonna l’indicazione del posto dove avrebbe ritrovato la Sua Immagine. Il “muto” venne a cercare nel luogo indicato e nel trovare l’affresco raffigurante la Madonna ottenne il miracolo della parola.
La tradizione è documentata dal libro di frate Dionigi da Pietraperzia, minore riformato della provincia di Val di Noto, pubblicato nel 1776 e che ha per titolo: “Relazione critico-storica della prodigiosa invenzione d’una immagine di Maria Santissima chiamata comunemente della Cava di Pietrapercia”.
Dalle sue ricerche frate Dionigi deduce che la data del ritrovamento della sacra Immagine risale a prima dell’anno 1222, avendo trovato un rescritto del 1227 da cui si evince che la contrada e la collinetta dove oggi sorge il Santuario, in precedenza denominata “Runzi”, già nel 1222 veniva chiamata “Madonna della Cava”. “In seguito al rinvenimento, sul posto fu costruita una cappella con un cortile e delle cellette per gli “eremiti detti della Cava” e, successivamente, un convento per ospitare i padri Agostiniani L’originaria cappella fu rifatta ed ampliata diverse volte.”
“Nel 1687 i Padri Agostiniani abbandonarono il Santuario.”
“Proprio in quell’anno fu deciso di prelevare l’Immagine e trasferirla in paese presso la chiesa del “reclusorio delle orfane” (Carmine), vicino al castello. La volontà della SS. Vergine non coincise con i progetti umani: quando la lettiga su cui era sistemata l’Effige, trainata da due mule, giunse nelle vicinanze del fonte canale, le mule s’imbizzarrirono e la lettiga cadde a terra mandando in frantumi la sacra immagine. Tutti i pezzi furono raccolti con la massima diligenza e ricomposti con impareggiabile abilità. La sacra Icona fu riportata a spalla al suo Santuario. Tale avvenimento incrementò la devozione del popolo verso la Madonna. Nell’anno 1721 furono portati a termine i lavori di ampliamento del Santuario; di quel periodo è la nomina della Madonna della Cava a patrona principale della città.”
La chiesa si presenta ad unica navata; sull’altare troneggia la sacra Effige della Madonna, nel gesto di allattare il Bambino Gesù che mostra di essere sazio e rimirare piuttosto le suppliche: ambedue sono nell’atto di benedire. Fa da cornice all’affresco della Madonna un maestoso trono in legno di cipresso, artisticamente intagliato e decorato con oro zecchino.
All’interno della chiesa di rilievo artistico si ha: un piedistallo di acquasantiera in alabastro con sculture di Antonello Gagini, due pregevoli stucchi di Giuseppe Fantauzzo (1851-1899) di Barrafranca, raffiguranti il ritrovamento della sacra Effige e la processione del 1687 verso l’abitato di Pietraperzia, due nicchie laterali arricchite da due grandi tele raffiguranti quella di destra l’Incoronazione della Vergine del Rosario, del 1716, e quella di sinistra l’Assunzione di Maria Vergine al cielo, della fine del XVIII sec., un organo a canne del 1845, costruito dalla ditta Gueli di Caltanissetta.
Il settecentesco portale d’ingresso, realizzato in pietra locale, è di pregevole fattura.
Nel mese di maggio sono importanti i caratteristici “sabati”, pellegrinaggi organizzati dalle Associazioni dei Camionisti e dei Trattoristi, i quali partono da Pietraperzia con i propri mezzi di lavoro e si recano al Santuario coinvolgendo gran parte della popolazione.
La festa principale della Madonna della Cava è celebrata nei giorni 14 e 15 agosto. La sera del 14 agosto il Vescovo della diocesi celebra la solenne messa che vede la fervida partecipazione di molti fedeli di Pietraperzia e dei paesi vicini, che a piedi ed anche
scalzi si recano in pellegrinaggio al Santuario per sciogliere voti, ringraziare la Madonna e mettersi sotto il suo materno patrocinio.
Il Santuario Madonna della Cava continua a rivestire ai nostri giorni un interesse incomparabile sia dal punto di vista religioso che artistico e sociale.
(Tratto dalla rivista “Pietraperzia”)