L’ITALIA FEDERALE
Il gran casino che oggi si sta verificando nei nostri media e sulla stampa, per l’approvazione da parte del governo della possibilità di trasformare il nostro paese in una repubblica federale, mi ha ricordato gli articoli da me pubblicati,inseriti nel mio primo volume di “Cronaca e riflessioni sulla politica italiana.
L’attuale maggioranza si è presentata con un suo programma, approvato dagli elettori, nel quale era stato inserito in modo molto chiaro, questo punto.
La storia, però, viene da lontano.
La lega di Bossi ne aveva fatto allora un cavallo di battaglia, in quanto non condivideva le concessioni di uno statuto speciale a quattro regioni.
Le regioni sono: Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste, Trentino-Alto Adige/Südtirol, Sicilia e Sardegna, previste dalla nostra costituzione che, in considerazione di specifiche ragioni storiche e geografiche nell’immediato dopo guerra, garantiva a ciascuna di esse particolari forme di autonomia come competenze legislative e amministrative, l’ordinamento finanziario che venivano disciplinate per ognuna, dallo statuto e dalle correlative norme di attuazione.
Col passare del tempo, senza tener conto di quanto accadeva nelle altre regioni, la Sicilia, che non si è dimostrata idonea a gestire questa particolare favorevole condizione, mi ha fatto ricordare alcune mie note nel tempo pubblicate su diversi giornali on line, inserite nel mio primo libro di “Cronaca e riflessioni sulla politica italiana”.
Il 19 settembre 2013 (pag.90/91) con il titolo “Tagli agli stipendi dei deputati” scrivevo;
“L’assemblea Regionale della Sicilia ha, ancora una volta, deciso di non approvare la riduzione degli stipendi dei deputati, riduzione formalmente richiesta dal Governo Nazionale per uniformare il trattamento con tutte le regioni.
In Sicilia questa richiesta è stata considerata come una grave interferenza dello Stato nei poteri straordinari riconosciuti in virtù dello Statuto Speciale.Status riconosciuto anche alla Sardegna, al Trentino e alla Valle d’Aosta in un particolare momento, all’indomani della fine della Seconda guerra mondiale, quando in queste regioni si stavano organizzando movimenti insurrezionali che ne chiedevano l’indipendenza”.
L’11 gennaio 2014 con altra nota (pag.127) scrivevo, trattando il problema delle riforme costituzionali, “Si tratta di riforme che, se devono essere serie, devono anche comprendere l’abolizione dello “Statuto speciale” di quelle regioni, alle quali venne riconosciuto nel 1946, per motivi ormai da lungo tempo superati.
Il 6 aprile 2014 (pag.167/168) con il titolo “Lo statuto speciale della regione siciliana” scrivevo:
Nel corso di una trasmissione radiofonica Maurizio Bernava, Segretario Regionale della CISL, ha dichiarato che la CISL promuoverà un movimento per abolire lo status “speciale” dello Statuto della Regione Siciliana.
A rafforzare questa sua dichiarazione ha sottolineato il fatto che, questa particolare concessione fatta alla Sicilia, è stata la causa del disastro e di tutte le disfunzioni politiche, economiche ed amministrative che, da sempre, attanagliano la nostra isola.
Il cattivo uso della specialità del nostro Statuto è stato, inoltre, la causa principale del malcostume, del clientelismo e della accertata contiguità di molte forze politiche con gli ambienti mafiosi.
Ho voluto sottolineare la posizione assunta dal Segretario regionale della CISL, perché conferma la mia valutazione fatta nel tempo.
Il 18 aprile 2014 (pag. 172/173) con il titolo “La riforma del titolo V” scrivevo:
Le Regioni (comprese quelle successivamente create) si sono dimostrate la causa prima del disastro finanziario del Paese, luoghi di malcostume e di connivenza con gli ambienti della malavita organizzata, la quale è riuscita ad esportare in tutta Italia i sistemi tradizionalmente usati dalla mafia, dalla ‘ndrangheta, dalla camorra e dalla sacra corona unita.
Il 25 novembre 2014 (pag..213/214) con il titolo “Le elezioni regionali” scrivevo:
Non bisogna fare una leggera rivisitazione alle funzioni attribuite alle regioni a statuto speciale, ma la completa sottrazione di quelle che possono e devono essere le funzioni espresse in maniera univoca dal Governo e dal Parlamento.
Evitiamo costi diversi per gli stessi servizi e la continua ed affannosa creazione di carrozzoni che hanno creato migliaia di precari, diamo un taglio ai cosiddetti Statuti Speciali, creati dai costituenti in un particolare difficile momento, che di speciale hanno avuto solo la possibilità di operare peggio.
Aspettiamo l’esito dell’iter del provvedimento predisposto e le eventuali modifiche che potranno essere apportate, poi ritorneremo sull’argomento.
angiolo alerci