
Libera contro le mafie presenta la terza edizione di “RimanDATI”, il Report nazionale che indaga lo stato della trasparenza degli enti territoriali in materia di beni confiscati, promosso in collaborazione con il Gruppo Abele e il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino e, quest’anno, anche con un prezioso contributo di ISTAT.
Il Report è stato realizzato grazie ad oltre 100 volontari in tutta Italia, che hanno partecipato a un percorso di formazione e di confronto al termine del quale si è creata una squadra di 41 persone, tutte attive a rilevare il livello di trasparenza degli enti locali.
Il report nazionale di Libera ha visto due fasi di monitoraggio sui 1100 comuni italiani destinatari di beni confiscati: una prima ricognizione, all’esito della quale erano 504 i comuni che pubblicavano l’elenco; successivamente, ai comuni è stata inviata la domanda di accesso civico, con la quale, dopo la prima ricognizione, è stata richiesto di pubblicare o aggiornare gli elenchi; infine, una seconda ricognizione condotta sui siti dei comuni che hanno risposto alla domanda di accesso civico semplice.
A livello nazionale, il balzo in avanti nella direzione di una maggiore quantità di enti che pubblicano l’elenco è stato notevole: si è passati infatti dai 504 enti rilevati con la prima ricognizione ai 724 rilevati con la seconda, con un incremento della percentuale di circa 20 punti, dal 45,5% al 65,2%.
La base di partenza del lavoro di monitoraggio – spiega Libera – coincide con il totale dei comuni italiani al cui patrimonio indisponibile sono stati “destinati” i beni immobili confiscati alle mafie per finalità istituzionali o per scopi sociali. In Sicilia su 207 comuni monitorati destinatari di beni immobili confiscati (in totale sono 3180 i beni destinati), nonostante la domanda di accesso civico, ancora il 43% dei comuni non pubblica l’elenco sul proprio sito internet.
Il primato negativo spetta ai comuni della Provincia di Ragusa dove su 6 comuni destinatari di beni confiscati, ben 4 non pubblicano l’elenco; non meglio la fotografia per i comuni della Provincia di Enna dove su 9 comuni sono 5 quelli non pubblicano elenco. Nella Provincia di Messina sono 18 i comuni che non pubblicano sui 34 complessivi, mentre nella Provincia di Palermo, su 50 comuni, sono 15 quelli inadempienti.
Un approfondimento è stato fatto sulla modalità di pubblicazione dell’elenco, da cui dipende in maniera sostanziale la qualità dei dati messi a disposizione. Ai fini della nostra ricerca – che mira a stimolare la pubblicazione di dati pienamente e compiutamente fruibili e, dunque, in formato aperto – abbiamo considerato, nella percentuale dei comuni che pubblicano, esclusivamente quelli che lo fanno in formato tabellare. Tutte le altre tipologie di pubblicazione, nella valutazione complessiva, vengono associate alla categoria “elenco non presente”. In Sicilia il 24,2% dei comuni pubblicano in formato aperto e quasi il 27% in formato PDF ricercabile. Il monitoraggio ha riguardato anche altre informazioni fondamentali sulla vita del bene confiscato: il 46% dei comuni non specifica i dati catastali, il 44,6% non specifica la tipologia, e ben il 64% non specifica la consistenza (informazioni sulla metratura o sugli ettari del bene confiscato).
La ricerca analizza nello specifico le modalità di pubblicazione degli elenchi anche su scala regionale. Sui 724 comuni che hanno pubblicato l’elenco, abbiamo costruito un ranking mediato nazionale: su una scala da 0 a 100 la media è pari a 71.6 punti. La regione Sicilia con un ranking regionale pari a 73.3 è al di sopra della media, nello specifico alla prima ricognizione non pubblicava correttamente le informazioni sui beni confiscati, in seguito alla domanda di accesso civico di Libera nella seconda ricognizione ha adeguato la modalità di pubblicazione.
“I dati presentati – commenta Tatiana Giannone, responsabile nazionale Beni Confiscati di Libera – dimostrano la forza della comunità monitorante di Libera, che trova corrispondenza nei risultati raggiunti. Riteniamo fondamentale che accanto ai percorsi mirati a garantire il riutilizzo sociale, anche la conoscibilità e la piena fruibilità dei dati e delle informazioni sui patrimoni confiscati siano elementi di primaria importanza. In questo contesto, la trasparenza deve essere considerata anch’essa un bene comune, confortati dalle previsioni normative del Codice Antimafia, che impongono agli enti locali di mettere a disposizione di tutte e tutti i dati sui beni confiscati trasferiti al loro patrimonio, pubblicandoli in un apposito e specifico elenco.”
E’ possibile consultare il report sulle pagine social e sul sito internet di Libera.
Libera contro le mafie