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L’equinozio d’autunno cade ogni anno a fine Settembre (quest’anno esattamente domani, sabato 23 settembre alle ore 8 e 49 del mattino). E’ un momento di passaggio molto particolare: gli antichi credevano nel suo valore magico ed erano convinti che durante questo momento vi fosse a possibilità di prendere ispirazione e forza dai sogni notturni. Un periodo denso di significato e di simboli, nel quale la natura si tinge di colori caldi e profondi, dal giallo al rosso. E’ il momento di lasciare andare il vecchio e di fare spazio al cambiamento. In questo particolare giorno dell’anno il giorno e la notte sono di uguale durata, il Sole si trova allo zenit dell’equatore durante la rivoluzione terrestre e fa si che i raggi arrivino perpendicolari all’asse di rotazione della Terra. Nell’emisfero boreale l’equinozio d’autunno segna la fine dell’estate e dà il via a quel periodo dell’anno che per i contadini è un periodo di riposo. Un periodo in cui la natura si spegne, si addormenta e lo spirito dell’uomo si risveglia, illumina il mondo che si sta preparando all’oscurità. Ci sono moltissimi riti legati all’equinozio, tutti per rendere grazie alla stagione passata e per ingraziarsi quella che sta per arrivare nella speranza che sia mite e temperata. E’ un periodo di somme da tirare, di conti da chiudere e di valutazioni riguardo alla conclusione del ciclo produttivo e riproduttivo della natura. In agricoltura si concludono i raccolti, si vendemmia l’uva, si attendono le lunghe notti invernali. In autunno cadono tutte le cose fragili. Battute dal vento, per un attimo, le foglie sembrano danzare. Mentre, di nascosto, ’inverno incipiente fa già l’amore con i rami spogli, respirando piano. Nei rituali celtici, l’equinozio d’autunno è festeggiato col nome di Mabon, rappresentato come il dio della vegetazione e dei raccolti. Mabon fu rapito tre notti dopo la sua nascita e fu liberato molti anni dopo da Re Artù e i suoi cavalieri. Analogamente, i racconti mitici greci parlano del rapimento di Persefone, la figlia di Demetra, che regola i cicli vitali della terra. Questo simbolismo indica una sorta di “conservazione”, un rito di protezione dei doni della terra che vengono tenuti al sicuro per poi essere sacrificati per una nuova vita. Durante l’assenza di Persefone, infatti, sua madre Demetra impedisce alle piante di germogliare. I romani, in occasione dell’equinozio d’autunno, festeggiavano dea Pomona, dea dei frutti, dell’ulivo, dell’uva e del melograno. In questo periodo si scelgono e si preparano i semi che daranno vita ai nuovi raccolti in Primavera; i semi vengono essiccati e conservati al buio e al fresco. Durante l’equinozio si deve lasciare andare il passato, si deve concludere ciò che è stato, e come in natura si raccolgonio i frutti, così nella spiritualità dell’uomo si raccoglie quello che si è seminato.. Nella tradizione cristiana l’equinozio di Settembre è legato a San Michele, l’Arcangelo al quale si affida la lotta contro le forze del male. La sua spada, oltre a trafiggere il drago, simboleggia anche lo squarcio del buio, una spada che porta la luce. Ogni tanto San Michele viene rappresentato con una bilancia che è il segno nel quale entra l’equinozio. L’equinozio è un passaggio tra le stagioni, dalla primavera, attraverso l’estate, dall’autunno fino all’inverno, un po’ come le fasi della vita: nascita, crescita, sviluppo e ritorno alla Terra, un eterno ciclo di vita. L’autunno è un periodo di quiete della natura, che si riposa, si prepara per il letargo e per il freddo, è un periodo in cui l’uomo dovrebbe prendere coscienza di se stesso, prendersi delle pause, mettere da parte le cose buone passate durante la stagione vitale dell’anno, regalarsi un po’ d’amore e cercare di far scoccare la scintilla della vita, la luce che riesce ad illuminare il buio. L’autunno, quello vero: la tazza di tè fumante, l’odore di castagne, le foglie stanche, i compiti dei figli da finire, le malinconie che tornano da chissà dove e io che infilo un cappotto e vado a chiedere al cielo come sta.