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Sono passati 150 anni dalla fondazione della confraternita, ma 612 anni di processione che non è sempre stata come la vediamo oggi. I miei nonni e bisnonni (che per fortuna ho conosciuto quasi tutti, di cui uno era ignudo) mi raccontavano che già a loro veniva raccontato come la modernità aveva snellito la processione del due luglio.
Proprio per questo non parlerò, in questo post, della festa degli ultimi 50 anni perché in qualche modo ne abbiamo tutti un assaggio.
Ma cosa sappiamo della festa passata? Cosa succedeva nei secoli passati?
La festa della Patrona raggiunse una vasta fama intorno al XVII secolo, quando da ogni parte della Sicilia giungevano a Castrogiovanni moltissimi fedeli a piedi e a cavallo per assistere alla grande processione e per partecipare ad una grande fiera mercato che coincideva con la festa del 2 luglio.
Il primo luglio veniva rievocato l’arrivo del simulacro della Madonna dalla città di Messina. Un carro trionfale veniva portato presso ‘u chianu di San Mmastianu, facendolo passare per la strada principale detta Ferdinandea. Il carro trionfale era suddiviso in tre piani: sul primo c’erano dei musici e cantori, il secondo era pieno di bambini vestiti da angioletti mentre in cima c’era la statua della Madonna. Così come il carro della dea Cerere, delle bianche giovenche trainavano questa sorta di fercolo che poi veniva bruciato nella zona del Monte. La gente, che era prevalentemente contadina, secondo lo sfavillare delle fiamme pronosticavano l’andamento dell’annata successiva, circa il raccolto dei campi.
Durante la processione.
I partecipanti alla processione avevano in mano delle torce a vento accese. Attorno al fercolo della Patrona dodici uomini dal fisico robusto, scalzi e vestiti con camici bianchi, recavano a braccio grosse torce di cera del diametro di 7 once oppure altre ancora più grosse fino al diametro massimo di un palmo e un terzo. Anche questa usanza si deve collegare al culto di Cerere poiché si ricordava la dea delle messi.
Nel prologo di un atto rogato nella casa di un massaro di nome Liborio Nicosia che abitava presso ‘u passu da Madonna, in via Mercato, si legge testualmente che: “Il 2 luglio 1674, la festa della Patrona era stata finanziata dal principe d’Asero, che elargì 3000 scudi per rendere omaggio la Regina degli Angeli. Era uso, dal 2 giugno al 2 luglio tutte le mattine si sparare una prolungata sarba ed inoltre, il giorno della festa, fece intervenire alla processione una banda formata da più di duecento tamburi con tante partite di strumenti musicali diversi. La musica che veniva suonata era di tale intensità che le stradine e i vicoli di Castrogiovanni echeggiavano e rimbombavano a quei suoni festosi”.
Oltre cento artisti precedevano il fercolo della Madonna della Visitazione, mentre una dei cavalieri con le uniformi regali, seguivano la processione insieme ad un reggimento di 500 soldati con le bandiere inalberate e con i condottieri nelle loro corazze di gala.
Durante le due settimane di sosta a Montesalvo, la Madonna era giornalmente visitata dalle nobili famiglie della città che vi si recavano con le carrozze messe a disposizione dal principe d’Asero.
La strada Ferdinandea, per l’occasione era illuminata con delle candele accese poste dentro degli opportuni contenitori chiamati conche e fissate sui muri dei palazzi con dei ganci a forma di ipslon, ancora oggi visibili.
Nel 1700 la famiglia Candia approntò un nuovo tipo di illuminazione chiamato “piramiti”, per la forma piramidale delle lampade le quali venivano poste su mensolette variopinte contenenti grandi bicchieri, in cui veniva fatto bruciare l’olio che illuminava i muri e i davanzali delle case. La loro luce non era molto intensa, ma il riflesso policromo che ne scaturiva era molto suggestivo a vedersi perché di sera la città era sempre al buio. Castrogiovanni era illuminata con circa 4000 di queste lampade.
Nel 1725 furono esplosi cento fulgori da terra, duecento fulgori da canna, duecento fuochi d’aria e più di cinquemila sarbe.
Verso la fine del XVIII secolo furono stesi dei grandi teloni dipinti ad olio che raffiguravano varie scene della storia di Castrogiovanni e della vita della Madonna. A guisa di arazzi venivano posti nei tratti dove passava la processione della Patrona.
Questi teloni erano chiamati trasparenti perché venivano collocati, dietro di essi, dei lumi ad olio che di sera lasciavano trasparire le scene dipinte.