LA NUOVA LEGGE FINANZIARIA
La maggioranza ha esitato la proposta della legge finanziaria che passerà in Parlamento per a sua definitiva approvazione.
Il Governo è soddisfatto del risultato conseguito che ha limitato a soli ventiquattromila miliardi l’aumento del nostro debito pubblico, che ha raggiunto circa tremila miliardi di euro.
Tra i problemi ignorati l’inflazione che ha ridotto di almeno i 20% il potere di acquisto dei salari, fatto gravissimo nei confronti dei pensionati e salari al disotto di un minimo dignitoso, mentre non c’è accordo per approvare il provvedimento per stabilire il salario minimo.
E’ rimasta nella storia la barzelletta decantata spesso da Berlusconi “che i suoi governi non avevano mai messo le mani nelle tasche dei contribuenti, per aumentarne le tasse”.
Ma assieme alla grande eredità legittimamente lasciata alla sua famiglia, a noi ha lasciato circa settecento milioni di euro di maggiore debito fatto nel periodo della sua presidenza del Consiglio.
Da un debito di circa mille miliardi di euro all’inizio del suo mandato a un debito di circa duemila miliardi alla fine del suo ultimo.
Per correttezza devo chiarire che tra il primo governo Berlusconi e il suo ultimo, si sono alternati diversi presidenti del Consiglio: Prodi, Monti, Letta, Renzi i quali, nel periodo dei loro governi, fecero aumentare il nostro debito pubblico di solo duecento miliardi.
Questo è il passato ed è la causa delle gravi difficoltà che continuamente incontra il nostro paese.
Il debito pubblico da pagare è e sarà quello che noi lasceremo in eredità ai nostri figli e, forse, oltre.
Di fronte a questa pesante situazione niente è stato fatto da tutti i governi che si sono nel frattempo formati.
Il debito, per non fare la fine dell’Argentina di anni fa, dovrà comunque essere pagato.
Stati normali, con debito normale, normalmente lo riducono con gli avanzi di bilancio, cosa per noi impossibile creare, come è stato anche oggi confermato dallo schema di legge finanziaria, che prevede un ulteriore debito di ventiquattro miliardi di euro.
I governi cambiano ma sono la giusta espressione di un’Italia indifferente.
Il nostro debito pubblico, alle condizioni odierne, ci costa per interessi circa sessanta miliardi di euro all’anno.
Il solo modo per poterlo ridurre a rapporto normale è un’imposta patrimoniale, che tutti si scandalizzano solo a pensarla, ma ben suggerita dai maggiori autori dei testi di economia.
Non sono stati i governi succedutisi all’ultimo governo Berlusconi a soffermarsi su questo problema, non sarà per motivi opposti la Meloni con il suo governo di destra.
Bisognerebbe soltanto sapere articolare il sistema di tassazione escludendo i patrimoni fino ad un certo importo e scaglionare, con il massimo senso di responsabilità, la tassazione anche con quattro/cinque diverse aliquote per gli importi superiori.
Occhio alla speculazione e agli ingenti profitti che questa crisi, mentre impoverisce un po’ tutti, consente ai più ricchi, alle banche e multinazionali di aumentare loro ricchezze.
angiolo alerci