
L’Undici gennaio. “U Terremotu ranni”, così venne definito l’evento sismico che sconvolse la Sicilia dal 9 all’ 11 Gennaio del 1693. Come già raccontato, nella nostra Enna, tutto rimase per lo più indenne e tale scampato pericolo fu attribuito dai Padri al patrocinio della Beata Vergine della Visitazione Patrona della città.
Ma in Sicilia, “il miracolo dell’11 Gennaio” non sembra essere circoscritto alla sola città di Enna. E’ vero infatti che, per ausilio attribuito alla Vergine della Catena, anche la cittadina di Aci Catena nel catanese, fu graziata. Infatti, il sisma dell’undici gennaio 1693 interessò un’area vastissima della Sicilia orientale: da Messina a Val di Noto.
Gli studiosi odierni, grazie alle fonti che ne hanno stimato l’intensità all’undicesimo grado della scala Mercalli. Anche Aci Catena fu distrutta in parte: la chiesa che custodiva la preziosa icona del XV secolo cadde, ma integro restò l’altare, la preziosa icona e il simulacro. A differenza dei paesi limitrofi, l’antica Scarpi ebbe meno di cento vittime.
Il popolo catenoto allora attribuì alla Madre della Catena il miracolo: la Madonna li ha protetti con il suo manto. Grazie a questo miracolo il culto della Vergine SS.ma della Catena si espanse molto rapidamente, infatti in poco tempo fu ricostruita la chiesa attuale. Nei primi anni del ‘900, Mons. Salvatore Bella, Vescovo di Acireale, già insigne Prevosto della collegiata di Aci Catena, scrisse un inno alla Vergine della Catena: “Ci Salvò”.
Ogni anno dunque il popolo catenoto si stringe attorno al Simulacro della Patrona, priva di ori devozionali, per ringraziaLa della protezione ricevuta cantando questo inno di ringraziamento.
Pare un’usanza molto familiare a noi ennesi. Qui, infatti, ancora oggi nella sera dell’11 gennaio si tiene un particolare celebrazione Eucaristica di ringraziamento, nella quale viene innalzato l’inno di ringraziamento con il canto del Te Deum e successivamente il simulacro della Vergine che già stazionava sull’altare maggiore dal 16 dicembre, viene traslato alla Cappella dei Marmi, ove rimarrà celato ai fedeli, fino alla mattina di Pasqua.
Nei recenti anni, tale giorno viene preceduto da un ulteriore momento di preghiera e ringraziamento organizzato dalla Confraternita Maria SS. della Visitazione presso il Duomo. “Cantamu a Marì”, nato dall’idea di un giovane confrate, porta sotto il Manto clemente della Vergine, i gruppi cittadini che si occupano di animare la liturgia con il canto, radunandoli in un unico coro che con le musiche di canti liturgici rendono lode alla Patrona e si affidano al Suo sguardo amorevole, al grido di “Evviva Maria, Maria sempre evviva. Evviva Maria e Dio che la creò e senza Maria salvari nun si pò.” “Enna è una e una è la Patruna, Viva Diu cà la grazia nni duna.”