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Giovani ennesi a Roma contro le mafie
Si è svolta a Roma quest’anno la manifestazione nazionale di Libera contro le mafie in occasione della Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.
Migliaia le persone, tra familiari delle vittime (simbolicamente alla testa del corteo), studentesse e studenti di elementari, medie, licei e università, sindaci (tra cui il Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri), leader politici, sindacati, scout, associazioni territoriali e sacerdoti.
Tra i partecipanti alla manifestazione, anche una delegazione di ragazzi ennesi, partiti da Catania alla volta della capitale grazie all’autobus, organizzato da Libera, che ha permesso ai giovani siciliani di raggiungere l’evento in maniera totalmente gratuita.
Approfittando dell’occasione, abbiamo chiesto ai presenti e ai referenti di Libera in Sicilia e ad Enna di raccontarci la giornata, riflettendo anche sullo stato di salute attuale della lotta alla criminalità organizzata, dalla società alla politica, dall’individuo alle istituzioni.
“Pif veniva consolato dicendo “‘la mafia uccide solo d’estate”, mentre la nostra generazione si consola pensando “la mafia uccideva un tempo’. Vivere questa giornata organizzata da Libera in ricordo delle vittime innocenti delle mafie mi ha sbattuto in faccia una realtà che chiunque viva nel nostro territorio siculo, volente o nolente, in realtà sa già, ossia che la mafia esiste ancora e uccide ancora. Contemporaneamente però rinvigorisce e motiva vedere così tante persone che hanno raggiunto Roma da ogni parte d’Italia per dire una cosa semplicissima ma fondamentale: che la mafia è una montagna di merda!”, afferma alla penna di EnnaPress Francesco Severino, studente di ingegneria informatica alla KORE e membro dell’associazione universitaria ennese KOINÈ.
Anche gli studenti medi ennesi presenti. Massimo Severino, membro della Federazione degli Studenti, aggiunge:”Quest’anno, più che mai, era necessario essere presenti a Roma al corteo organizzato da Libera. Sembra di giorno in giorno più evidente come la mentalità mafiosa abbia riacquisito la capacità di annidarsi nel pensiero delle persone, di conseguenza queste giornate sono fondamentali per riaccendere il faro della consapevolezza. Ne abbiamo viste e sentite di tutti i colori quest’anno, non mancano esempi da poter elencare. Ricordiamo la recente notizia del liceo scientifico di Partinico , in cui gli studenti, alla proposta di sostituire il nome attuale della scuola, con quello di Peppino Impastato, si sono opposti definendo, in maniera pretestuosa e strumentale, il personaggio di Peppino come “divisivo” per le sue posizioni politiche. Per questi motivi la Federazione degli Studenti di Piazza Armerina e della provincia di Enna ha sentito il bisogno di essere presente in questa giornata, per ribadire la propria posizione, sostenendo l’associazione Libera nella sua battaglia quotidiana”.
Presente anche il Segretario provinciale dei Giovani Democratici, Davide Conti. “Abbiamo voluto partecipare alla giornata di ieri per ribadire come organizzazione politica l’impegno della lotta alla mafia. Una responsabilità che come giovani condividiamo tutti all’interno del nostro partito. Dispiace non aver visto la stessa mobilitazione da parte di altre realtà. Noi c’eravamo e ci saremo”, conclude il neo-eletto Segretario.
“La giornata della memoria e dell’impegno ha visto la partecipazione di circa 100.000 persone. La scelta di Roma come piazza nazionale è stata anzitutto un modo per ribadire che lotta alle mafie riguarda tutto il nostro paese da nord a sud”, questa la riflessione di Vittorio Avveduto, referente di Libera contro le mafie Sicilia. “Ma c’è di più” -continua – “viviamo un periodo di crisi, non soltanto economica, ma anche culturale. Da un punto di vista legislativo assistiamo al tentativo di smantellare quell’argine costruito con fatica nel corso degli anni contro la criminalità organizzata. Basti pensare ad esempio all’eliminazione del reato di abuso d’ufficio o al tentativo di ridimensionare le misure contenute nel codice antimafia, a partire da quelle pensate e ideate da Pio La Torre, o alla scelta dell’autonomia indifferenziata che andrebbe sicuramente ad aggravare le situazioni di povertà, laddove si creano disparità, favorendo le mafie, come abbiamo già visto col covid. Se poi guardiamo a come lo stato sta pensando di arginare le problematiche relative al disagio giovanile, cioè al decreto Caivano, costatiamo come la prevenzione e i percorsi educativi, vengano sostituiti da azioni repressive che mirano esclusivamente ad accentuare la dimensione punitiva senza proporre nessuna alternativa. I giovani vanno motivati e sostenuti, non soltanto ed unicamente puniti”. Avveduto riprende la riflessione già espressa dal giovane Massimo Severino: “Il pensiero va al territorio siciliano dove la cultura mafiosa è anche indifferenza. I giovani studenti di Partinico si sono espressi affinché la scuola non venisse dedicata a Peppino Impastato in quanto figura divisiva. È vero che Peppino Impastato è stato diviso, perché è stato capace di dividere il bene dal male ed indicare la strada verso la prima opzione. Peppino Impastato si è schierato dalla parte della bellezza, del bene e della libertà e, se questo esempio risulta addirittura negativo per un gruppo di giovani della sua stessa terra, la cosa ci deve fare interrogare. Occorre ritornare a parlare alle coscienze delle persone e dei giovani in particolare, perchè è dalle coscienze che parte il cambiamento
La Sicilia a Roma è stata presente con una rappresentanza di diverse centinaia di persone. Ma in contemporanea alla piazza romana diverse sono state le iniziative realizzate nei diversi comuni siciliani: numerose le scuole e le reti associative che hanno ricordato le vittime innocenti.
Dalla memoria però dobbiamo passare all’impegno: c’è ancora tanto lavoro da fare e la strada da percorrere è quella della coesione tra società, politica e istituzioni”.
Abbiamo chiesto un contributo anche a Margherita Lazzara, referente di Libera ad Enna.
“Don Luigi Ciotti ha chiaramente evidenziato l’importanza dell’impegno, coraggioso e responsabile,di ognuno di noi, affinché il nostro Paese e le nostre città possano finalmente essere libere. Un percorso di conquista che passa, anche, dal riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati alle mafie,un tema di grande rilevanza sociale che coinvolge direttamente il nostro territorio sul quale insistono numerosi beni confiscati, molti ancora in disuso. Risulta pertanto impellente un concreto impegno da parte di tutti i soggetti coinvolti, istituzioni e associazioni, volto a porre in essere azioni e progetti che possano rendere liberi i beni confiscati alle organizzazioni mafiose, restituendoli alla collettività, disegnando nuovi percorsi di legalità, corresponsabilità e giustizia”.
Sul palco al Circo Massimo, prima dell’intervento conclusivo di don Ciotti, sono stati letti i nomi delle oltre mille persone innocenti uccise dalle mafie. A elencarli, tra gli altri, il leader del M5S Giuseppe Conte e la segretaria del Pd, Elly Schlein.
“Due parole ci hanno accompagnato in questi 29 anni: memoria e impegno. Perché non c’è memoria vera se non c’è un impegno nella continuità, nella condivisione, nella corresponsabilità. Dobbiamo raccogliere e custodire le memorie dei vostri cari, sentirli qui dentro, sentire rinascere quelle memorie finite nell’oblio e trasformarle in pungolo, responsabilità”, così Don Ciotti all’inizio del suo intervento preceduto da un minuto di silenzio.
Andrea Greco