
Primo appuntamento con la rassegna del Salone della Musica al Teatro Garibaldi di Enna. L’1 febbraio Marcello Stella Presenta “Musicisti Maledetti del XX Secolo”.
“Ma come, non è un’opera?”; “Ma come, non è un concerto di musica classica?” “Ma senti, questa non sembra musica popolare, sembra musica colta!” “Ma questa non mi pare musica da ballo; è musica da ascoltare attentamente!” “E queste improvvisazioni? Sembrano caotiche e invece sono raffinate!”.
Forse un sottotitolo di queste serate del calendario proposto dal Professore Aldo Petralia per il Salone della Musica di Enna avrebbe potuto essere: “La musica: le musiche”. Ecco, infatti, il miracolo straordinario che scaturisce dalla rivisitazione della produzione musicale di grandissimi artisti come, ad esempio, Freddie Mercury, Michael Jackson, Prince, Amy Winehouse, i Pink Floyd, Miles Davis ed il Golden Gate Quartet:
sbriciolare le frontiere culturali fittizie, costruite artificialmente fra i generi musicali – soprattutto tra la musica cosiddetta “colta” e la musica cosiddetta “popolare” – eliminare una volta per tutte le etichette (sulle quali si pronunciò in modo già molto eloquente Ivan Della Mea, tanti anni fa) e, semplicemente, proporre, in queste serate del Salone della Musica, tesori magari poco noti al pubblico che frequenta abitualmente il Teatro Garibaldi, per farli conoscere, capire, ascoltare e godere.
In pratica: fare tante musiche, ossia, semplicemente e universalmente, fare grande Musica (con la M maiuscola). Sulla strada aperta dal compianto Dott. Filippo Mendolia (grande appassionato di musica, che tuttavia non voleva essere considerato un critico musicale), il quale era riuscito, nel corso delle sue famose stagioni al Teatro Garibaldi, nell’intento di fare conoscere al suo affezionatissimo pubblico i substrati tecnici e sociali che stavano dietro ai grandi autori della grande musica sinfonica, da camera e operistica, un altro medico, Marcello Stella, nato a Catania ma ennese di adozione, anche lui amante della musica ma che non si riconosce di certo nel ruolo di critico musicale, vuole tentare l’esperimento di fare godere appieno, anche attraverso la presentazione del background culturale di grandi artisti multimediali del XX secolo, l’impatto emotivo della loro musica rivoluzionaria e, proprio per questo motivo, fuori dagli schemi rigidi delle categorie accademiche.