È raro che chi percorra le strade di Enna non si imbatta in una delle sue installazioni. Figure di persone, che non hanno nome, almeno non per noi. Hanno però un volto, un atteggiamento, un vestiario che per è tutti ben riconoscibile. Ci riportano alla Sicilia degli anni 20, ma anche degli anni 40, in realtà della Sicilia dei nostri giorni, quella Sicilia che possiamo ancora vedere nei nostri nonni, nel loro ricordo. Alcuni magari non ci hanno mai fatto caso (alquanto improbabile), costretti a correre da un impegno all’altro per le vie e le “viuzze” della nostra città. Altri invece si saranno fermati ad ammirare quelle stampe, che non hanno voce per parlare ma che parlano comunque. Ed in quel caso si aprono due scenari: chi capisce la loro lingua e chi invece non riesce a comprenderla. Io faccio parte di questo secondo gruppo. Non frIntendetemi, non ho mai detto, davanti ad uno dei tagli di Fontana, “lo saprei fare anche io”. Ma ammetto di aver chiesto, a me stesso e a chi da quel taglio riusciva a vedere oltre, che cosa volesse dirci Fontana con quello squarcio sulla tela. “ U VENNIRI E SANTU “, l’esposizione de IL CHIANO esposta dal 19 Marzo al SORSEGGIO, mi è sembrata l’occasione perfetta per chiedere a IlChiano stesso di dare voce a quelle persone di cui non sappiamo il nome ma che possono raccontarci una storia, la loro storia.
IlChiano ci ha subito indirizzati ad un vecchio articolo che racconta di lui, della sua arte.
“Il tema portante delle sue opere è il ‘ricordo’, il ricordo di chi siamo stati, il ricordo di persone che in tanti casi non sono più tra noi e altri, vivi e vegeti ringraziano l’artista per avergli ricordato com’erano”.
“Non ci può essere futuro se non si tiene bene a mente il passato. Nei volti, nelle espressioni, negli sguardi di chi ha vissuto nei nostri territori, ci sono luci e ombre che ci ricordano da dove veniamo e ciò che ha veramente importanza in un’epoca come la nostra, fatta di troppe apparenze e poca sostanza”, afferma IlChiano sui suoi social.
“Spesso le foto antiche rimangono negli scantinati, abbandonate e non si considera il fascino che queste hanno e che a distanza di molti anni continuano ad attrarre sguardi incuriositi dei passanti (…). Siamo troppo abituati a guardare il presente e a pensare al domani, e ci dimentichiamo troppo spesso che abbiamo un passato, un passato del quale far tesoro e prendere ciò che c’era di buono per migliorarlo, lo dobbiamo a chi ci ha preceduto”.
Leggendo queste parole tutto sembra più chiaro, e anche noi possiamo parlare con questi sconosciuti ma che in realtà conosciamo, perché sono i nostri avi, i nostri antenati, sono la nostra terra di Sicilia e la nostra Enna o, per meglio dire, Castrogiovanni.
E quindi le zolfatare, i contadini, i nobili e i borghesi, i giovani combattenti della prima e della seconda guerra mondiale, i braccianti e gli operai, vedono quello che il tempo ed il naturale corso della vita hanno strappato alla loro vista.
“Siamo troppo abituati a guardare il presente e a pensare al domani, e ci dimentichiamo troppo spesso che abbiamo un passato, un passato del quale far tesoro e prendere ciò che c’era di buono per migliorarlo, lo dobbiamo a chi ci ha preceduto”.
Da dove nasce il progetto “IlChiano”?
Lo abbiamo chiesto a IlChiano stesso.
“Innanzitutto il progetto il chiano nasce dall’esigenza di provare a riscoprire una parte di quello che siamo stati attraverso immagini storiche .
Mi piace l’idea di raccontare un mondo che non c’è più ma che resta parte integrante di quello che siamo”.
Perché preferisci nascondere la tua identità?
“Ritengo essenziale concentrarmi sul contenuto senza la necessità di parlare di me o di mettermi in mostra”.
Quando nasce IlChiano e che progetti hai per il futuro?
“Il progetto non ha una collocazione temporale esatta .
È un percorso che è nato spontaneamente ed al quale ho provato a dare pian piano una forma , più o meno 10 anni fa”.
Hai mai avuto fonte di ispirazione? (amici, parenti, artisti…)
“Come puoi immaginare ho preso ispirazione da più parti.
Un po’ mi sono ispirato ad artisti che già sono presenti sulla scena nazionale ed internazionale( jr6 ).
Ma quello che mi ha ispirato più profondamente sono state le storie vissute da persone che hanno avuto la pazienza ed il piacere di raccontarle”.
Non ci resta quindi che augurare un grande in bocca al lupo ad un’artista che rappresenta la Sicilia, Enna e anche noi che viviamo nel 2024.
Andrea Greco