Enna 2025: ancora una Città di vecchi e giovani vecchi?
Nel 2025 il popolo ennese sarà di nuovo chiamato alle urne per decidere a chi affidare il proprio,
sempre più incerto, futuro. Una certezza, tuttavia, esso l’ha già: alle prossime elezioni comunali si
presenterà un personale politico, trasversale ai diversi schieramenti in campo, non più al passo coi
tempi, per ragioni anagrafiche ma anche di mentalità. Invero, per la riscossa sociale ed economica
della Città abbiamo bisogno di nuove idee, le quali a loro volta hanno bisogno di nuove teste. Non è
tanto una questione d’età: i giovani già inquadrati nella compagine consiliare attuale rappresentano
davvero la nuova generazione o sono piuttosto i continuatori di schemi di pensiero e di azione
passivamente recepiti per conformismo di classe? Il banco di prova per distinguere tra autentica
gioventù e vecchiezza mascherata è lo stato d’animo dei coetanei concittadini, i quali non sembrano
più credere nel futuro della propria città, che abbandonano in sempre maggior numero in cerca di
miglior fortuna altrove. Ecco, la sfida risiede giusto in ciò: tornare a dare speranze e possibilità a
quella maggioranza silenziosa e disillusa di giovani ennesi. Nondimeno, non è pensabile di agire per
i giovani senza contestualmente sollecitare i giovani ad agire per sé stessi e per la comunità cui
appartengono e in cui sempre meno si sentono accolti. Il dramma sta tutto qui: stiamo perdendo la
convinzione di poterci costruire un futuro migliore di quello dei nostri padri nella terra dei nostri
padri.
Mi pare già di udire le voci di navigati politici pronti a tacciare di vuoto nuovismo questo appello
rivolto da un giovane ad altri giovani: è una vecchia retorica, oggigiorno per di più alquanto
anacronistica, che associa la gioventù all’inesperienza e alla sprovvedutezza; i grandi cambiamenti
storici, però, sono avvenuti proprio grazie all’incoscienza e all’immaginazione dei giovani.
Naturalmente, la gioventù non può essere un alibi per far male ma può senz’altro essere un credito
per rischiare di far bene. La Città non può essere spaventata dal desiderio di cambiamento dei
giovani, i quali non possono dimostrare di essere bravi se non si consente loro di mettersi all’opera
con generosità e coraggio; sono i vecchi, invece, che devono dimostrare di essere ancora in grado di
fornire risposte efficaci e adeguate a una realtà in costante e rapido divenire.
Per fortuna o, per meglio dire, per la lungimiranza di vecchi giovani, la Città ha una sua propria
università, fucina di nuove idee ad opera di menti libere e aperte, la quale deve aspirare a diventare
la più alta palestra intellettuale della gioventù ennese. Voglio lanciarmi in un paragone forse ardito
ma ambizioso: come la Rocca di Cerere domina svettante sulla distesa degli Erei, così la Rocca
della Kore, attirando a sé i più fecondi talenti e restituendoli formati alla Città, deve dominare il
mercato del lavoro locale, dal cui risveglio può cominciare la riscossa della Città di Enna
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