Pergusa, stato dell’arte e chiarimenti.
A causa di una serie di interventi sui social relativi sia allo stato in cui versa il lago di Pergusa che sulle azioni messe in atto da Legambiente, la stessa associazione intende far luce su alcuni, importanti aspetti.
Proviamo, per necessità di sintesi, ad elencarli in modo semplice e scarno.
a) Mancando il monitoraggio dell’ambiente lacustre, effettuato sino al 2015 dell’Ente Gestore, Libero Consorzio Comunale di Enna e poi sospeso a causa delle ristrettezze economiche dello stesso ente, Legambiente attraverso il suo Centro di Educazione Ambientale e con l’ausilio del Comitato Tecnico Scientifico della associazione, Comitato che è formato esclusivamente da scienziati delle diverse discipline che, su base volontaria e gratuita, hanno accettato di essere consultati dall’associazione in merito alle diverse tematiche che la stessa affronta, ha chiesto ed ottenuto dall’ente gestore con nota del 26 settembre , l’autorizzazione a effettuare sopralluoghi per fini di ricerca e monitoraggio.
In data 22 ottobre una parte del CTS si è dedicata ad un primo sopralluogo diretto in modo particolare a valutare la presenza di vegetali sia alghe che piante, viventi nelle acque ad oggi presenti. Ad un primo esame ed in attesa delle più approfondite analisi si può affermare che, nonostante la presenza di un tasso di salinità pari al 180% della salinità media marina, in acqua è presente almeno una specie di pianta vascolare, con buona probabilità o una Ruppia sp, o una Zanichellia sp. Mentre sulla riva sono stati ben evidenziati diversissimi ceppi di Chara canescens, un’alga molto particolare che sebbene cosmopolita, viveva in Pergusa ed in altri due soli laghi al mondo con colonie con individui sia maschili che femminili. Tale primo dato ci conforta sulla capacità di resilienza dell’ambiente lacustre.
b) Nel prosieguo si continueranno a fare sopralluoghi tesi a seguire sia lo stato delle acque in ragione di eventuali piogge o permanenza del presente stato di alterazione climatica, sia per approfondire le tante altre questioni che si pongono quali passi propedeutici ad ogni possibile metodo di intervento.
c) Ad oggi Legambiente ha più volte chiarito che sebbene sia estremamente utile constatare lo stato in cui versa l’opera di canalizzazione che da Contrada Parasporino in allaccio con l’acquedotto Ancipa 2 portò le acque sino allo sfioratore del Pergusa, non è ancora detto che la eventuale immissione di acque dallo stesso sia la giusta via per intervenire.
d) Men che meno ad oggi con i dati in possesso si potrebbe stabilire quali quantitativi di acqua extrabacino possano essere introdotti senza rischiare alterazioni irreversibili del già enormemente compromesso stato dell’ecosistema.
e) Legambiente ha anche chiesto agli enti interessati ed in particolare all’Assessorato regionale Territorio ed Ambiente, nella persona dell’Assessore Elena Pagana di mantenere stabile il Tavolo tecnico per Pergusa con carattere emergenziale e di far ripartire il monitoraggio ambientale il cui sistema è ancora oggi presente e, probabilmente, utilizzabile immediatamente.
f) Tra le richieste a breve termine è stata più volte annoverata quella della pulizia del reticolo di adduzione delle acque al lago, i cosiddetti “canaloni”, in larga parte occupati da detriti ivi accatastatisi per mancata manutenzione e, non di rado per l’improprio uso di gettarvi materiali, in tal senso va registrata positivamente l’attività del Comune di Enna che ha provveduto ad un primo stralcio di pulizia dei tratti di propria competenza così come ha fatto per il tratti interno all’ex vivaio forestale il Dipartimento regionale per lo Sviluppo Rurale.
g) Cosa ben più complessa ma considerata oramai improcrastinabile è la modifica dell’odierno sistema fognario con il recupero delle acque piovane dell’area urbanizzata e la distinzione delle stesse dalle acque nere.
Entrando, invece, sulle tante ipotesi fatte in questi giorni in sede social e non solo Legambiente ribadisce che l’esame delle dimensioni del cavo disponibile all’invaso di acque, cioè della capacità del lago di accogliere acque piovane è praticamente quella di due secoli addietro con la differenza che diversi interventi quali il canale sfioratore di quota 667 e le tante grandi e piccole colmate create sia per la bonifica come per l’autodromo e per le vasche di decantazione del pessimo tentativo di dragaggio effettuato negli anni ’70 dello scorso secolo, hanno ampiamente limitato in estensione la capacità del lago di espandersi. Ora, accettati i limiti odierni, se si pone la quota 0 a 667 m slm come registrati dall’IGMI, il cavo che si presenta può raggiungere profondità medie di oltre 3 metri con un picco nel punto più profondo di oltre 4 metri. Appare pertanto del tutto da escludersi ogni ipotesi di dragaggio che, peraltro, ai costi insostenibili aggiungerebbe uno stato di danneggiamento dell’ecosistema probabilmente irreversibile (il fondo è costituito da limi in digestione anaerobica).
Rimane ovviamente sostanziale la conoscenza della condizione della falda che, se come ritiene il Dr. Patrinicola, dovesse essere oggi posta ad un livello piezometrico più basso di quello di parte del fondo lacustre creerebbe la impossibilità delle acque di falda a “risorgere”. Non va dimenticato, infatti, che alla fine degli anni ’90 il vero problema fu proprio quello di un particolare abbassamento del livello piezometrico soprattutto nell’area sottostante la riva del villaggio ma causata dalla emunzione forzata dei pozzi oggi chiusi.
Per quanto detto si ribadisce che nessuna soluzione unica è mai stata proposta da Legambiente e che è solo attraverso un complesso iter che si potrà giungere all’assunzione di giuste metodologie di intervento. Di certo va immediatamente messa in atto una politica di maggiore e più fine attenzione alle sorti del lago da parte di tutti gli enti per diverso ruolo preposti.
Circolo Legambiente Erei – Enna