SETTIMANA DELL’ARMONIA TRA LE FEDI E GIORNATA DELLA FRATELLANZA UMANA, CONVEGNO SU LIBERTA’ DI RELIGIONE, CREDO E COSCIENZA“Libertà di Religione, Credo e Coscienza: fondamento per la Dignità e lo Sviluppo Umano” è il tema della tavola rotonda svoltasi martedì 7 febbraio 2023, in modalità online. Organizzata da Universal Peace Federation (UPF) e dall’Associazione Interreligiosa per la Pace e lo Sviluppo (IAPD), la riunione ha voluto celebrarelaSettimanaMondialedell’ArmoniatraleFedie la GiornatadellaFratellanzaUmana.Sono intervenuti: Agata Distefano, Psichiatra; Don Valentino Cottini, Sacerdote Diocesano di Verona; Francesco Canale, Pastore Evangelico “Equippers Church”; Luis Miguel Perea Castrillon, Vescovo Chiesa Episcopale Anglicana (A.E.C.E.); Nader Akkad, Imam Grande Moschea di Roma; Tenzin Khentse,Monaco Buddista Tibetano; Sergio Coscia, Direttore Federazione delle Famiglie (FFPMU)Torino; Michele Cavallotto, coordinatore nazionale IAPD; Maria Gabriella Mieli, Relazioni Esterne UPF Italia, moderatrice.Con questa iniziativa a sostegno delle duericorrenze istituite dalle Nazioni Unite, la IAPD ha voluto raccogliere e fare proprio l’appello dell’ONU rivolto a sostenere la diffusione del messaggio di armonia interreligiosa, di rispetto reciproco e di cooperazione tra le persone che sono a fondamento della cultura della pace.Michele Cavallottoin apertura dei lavori ha esordito affermandoche “ogni religione eogni espressione di spiritualità provengono da Dio, che è un essere libero,e tutto ciò che deriva da Lui ha caratteristiche di libertà. La religione, le fedi e la coscienza sono doni del Creatore e non possono essere imprigionatedagli uomini”. Quando ciò avviene, ha proseguito, scaturisce nelle persone una forza imprevedibile che le porta a sacrificarela propria vita pur di non rinunciarvi. Per il relatore ogni religione o espressione di spiritualità ha i proprieroi e i propri santi, persone che hanno preferito morire pur di non rinunciare alla propria fede. Inoltre, ha aggiunto, ci sono testimonianze di persone che ascoltando la propria coscienza hanno salvato delle vite mettendo a rischio la propria. “La libertà di religione è la base dei diritti umani universali -ha ricordato -ed è un segno distintivo di ogni società libera. Quandoviene a mancare o èviolata anche le altre libertà e gli altri diritti sono minacciati e alla finesonocancellati”. Ha continuato parlando della “Seconda Conferenza della Speranza” tenutasinel dicembre 2022 a Seoul inCorea, dove 510 parlamentari di 193nazioni hanno sottoscrittola Dichiarazione dei Diritti Umani Fondamentali e della Dignità Umana di cui ha citatoil seguente brano: “Questa dichiarazione aumenta la consapevolezza delle crescenti minacce ai diritti umani, in particolare alla libertà di religione, coscienza e pensiero, e chiede a tutte le persone di unirsi per superare le violazioni aqueste libertà fondamentali”. Per il relatore queste situazioni ci accomunanocome persone di fede e ci fanno sentire fratelli e sorelleappartenenti alla “Grande Famiglia Umana di Dio” e figli del Nostro Unico Creatore. “Il mio auspicio-ha concluso -è che questo eventopossa essere un momento d’ispirazione; che ci aiuti a comprendere e ad apprezzareil valore della libertà di religione, credo e coscienza; a creare nuove opportunità di fratellanza e a operare per promuovere la pace”. La seconda relatrice, Agata Distefano,haparlato “di una storia molto lieta, di fratellanza e di libertàdi coscienza,viva ancora oggi, quella di Psichiatria democratica”. Per la psichiatra il malato psichico è a tutt’oggi culturalmente e socialmente alienato,soprattutto nei nostri Paesi del primo mondo,per un’organizzazione sociale basata sulla produttività economica.“La storia di cui voglio parlarvi è nata per affrontare la realtadei manicomi e dei disagi dei malati psichici. Questi ultimi appartenevano alle classi menoabbienti, entravano negli ospedalifacilmente, ne uscivano con grandidifficoltàe rimanendo bollati socialmente. In Italia negli anni ’60 vivevano nei manicomi centomila persone”. La relatrice ha proseguito chiedendosicome questi malati potessero guarirequand’erano isolatidagli stessi parenti e dalla società.“A quei tempi era vigente una legge del1904 che concepiva questi ospedali come strumenti per mantenere l’ordine pubblico,dove agli internati eranegata ogni libertàanche giuridica, sipraticava l’elettroshok e la contenzionefisica”. La psichiatra ha ricordato che sull’esempio dei paesi anglosassoni Goriziadivennela fucina di questo movimento culturale e sociale che proseguirà nell’ospedale psichiatrico di Trieste. In questo istitutolo psichiatra Franco Basaglia costruirà un processo di umanizzazione delle cure basato sull’inclusione, la vicinanza affettiva e sociale tra medico e paziente e con quest’ultimo e la società. “Questo movimento di rinnovamento della normativa psichiatricainiziò nel 1973e successivamente il dibattito sui manicomi arrivò in parlamento. Nonostante la forte opposizione la legge che portò alla
progressiva chiusura dei manicomifu approvata nel 1978. L’Italia fu il primo paese al mondo ad abolire gli ospedali psichiatrici”. Per la relatrice imalati acquisirono una dignità giuridica, furonopresiin carico con accoglienza, con la collaborazione attiva e non con lareclusione. In Italiaperònacquero delle associazioni familiari che si sentironoabbandonatedalle istituzioni e soverchiatedai loro malati che ritornavano acasa. La dottoressa haricordato che furono costruite le strutture territoriali per la cura eil trattamento riabilitativo presenti ancora oggi;chel’atteggiamento generale verso il malato è diventato molto più comprensivo; ma che non dobbiamo dimenticarciche oranell’ottanta per cento degli ospedali psichiatrici di cura viene applicata la contenzione fisica. “Penso che la consapevolezza di sé e del mondo esterno debba passareattraverso il rispetto dell’umanità,della fragilità della persona, della sua libertà e tuttavia questa limitazione è ancora presente nei progetti di organizzazioni istituzionali come quelle carcerarie. Penso che questo sia un punto su cui portare la nostra attenzione e il nostro impegno sociale”.Ha preso la parola Don Cottiniche ha affermato che “un essere umano è degno di questo nome solo se è libero, perché questa condizione e la dignità umanasono direttamente proporzionali”. Il sacerdote ha rimarcato che la libertà deve esseresia fisica, perchèesistono ancora molte forme di schiavitù e di coercizione aperte o occulte, sia spirituale,per le molte manifestazionisubdole di coercizione del pensiero e dellacoscienza,che limitano di fatto la capacità di un essere umanodi compiere scelte libere.Per il relatore èfondamentale riprendere sempre, senza compromessi, gli articoli 1 e 18della Dichiarazioneuniversale dei diritti umani del 1948. “La libertà della scelta della propria religioneè strettamente inerente alla dignitàdell’essere umano, il quale ha il diritto inalienabile di cambiare la propria religione o il propriocredo -compreso anche il diritto di non credere -e di poterli praticare in privato e in pubblico, dasoli o comunitariamente e di essere tutelati dalle strutture civili e politiche. Gli unicilimiti a questa libertà, ovviamente, sono l’ordine pubblico, la salvaguardia e lo sviluppo del benecomune” ha spiegato Don Cottini.Ha parlato di “dittaturadella verità” delle religioni, dell’ateismo e dell’agnosticismo teorico-anch’essi in realtà forme di religione-quando pretendonodi avere un qualche monopolio della verità. Questa dittaturaha segnato purtroppo la nostra storia e anche la nostra società contemporanea, soprattutto là dove una singola religione è maggioritaria, ha spiegato.“La verità non appartiene totalmente a nessuno, nessuna struttura può rivendicarne il monopolio: siamo tutti ‘pellegrini della verità’”.Per il sacerdote “un secondo aspetto deleterio è il proselitismo esasperato, che gli ultimi papidella chiesa cattolica hanno combattuto e combattono perchécome spieganoBenedetto XVI e Papa Francesco, ‘la chiesa noncresce per proselitismo, maperattrazione eper testimonianza’”. Ha proseguito affermando che la coscienza di una persona è il suo santuario e violarlaè un reato che deve essere sanzionato dallo stato di diritto e un peccato che deve essere riconosciuto e condannatoda tuttelereligioni.La libertà in quanto anche libertà di religione, di credo e di coscienza è inerenteall’essenza della natura umana, ha affermato, aggiungendo che uno Stato di diritto è tale quando tutelala libertà di religione individuale e associativae questa è autenticaquando rispettala coscienzadei suoi aderenti e riconoscetutto ciò che è buono e vero nelle altre religioni. “Solo così saràpossibile costruire lo “spirito di fratellanza” universale già proposto dalla Dichiarazione dei DirittiUmani e ribadito con forzada Papa Francesco e da altri leader religiosi”,ha terminato.“Ancora una volta possiamo annotare quanto sia bello che ci siano persone che prendono del tempo per condividere l’importanza di temi come questo, in un’epocadove si dà tanta importanza a cose che non valgono gli argomenti che trattiamo”, ha osservato Francesco Canalein apertura di relazione. Riferendosi agli interventi precedenti ha rimarcato che le nostre libertà finiscono dove iniziano quelle reciproche; ha ricordato l’importanzadel rispetto che è una manifestazione dell’amore; e il valore della coscienza come consapevolezza di chi siamo, di come ci poniamoe del nostro operato nei riguardi del credo e della religione. Quando ci facciamo portatori e rappresentanti di una verità unica, ha aggiunto, rischiamo spessodi faredanni. Il pastore ha poi spiegato che quando Gesù disse queste parole:“Conoscerete laverità e la verità vi farà liberi”, che non sono una verità scomoda e ingombrante, ma che ci accomuna, tutti i presenti subito ebbero a dire di non sentirsi schiavi. Gesù invece affermòcome il peccato ci renda tali. Ha quindi proseguito invitando a “non concentrarsi sul peccato inteso come trasgressione, ma come ci ricorda il Signore a considerlo come separazione dal Genitore Celeste, che crea unaperdita di consapevolezza della verità e una coscienza non completa e non totale”. Nella vita di tutti i giorni, ha osservato, la mancanza di
un rapporto con il Creatore, di una sana cognizione di quello che è il nostro posto nell’universo, di quello che noi possiamo essere in questo tempo è molto spessola vera causa di un’assenzadi consapevolezza di quelle che sono le nostre libertà e delle decisioniche ogni giorno prendiamonel condurre la nostra vita. ‘Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi’è un’espressione meravigliosa, ha ribadito, che ci ricorda che non possiamo sentirci liberi se non sviluppiamo il rapporto con il Creatore e una relazione sana con quella parte di noi che ci armonizza con tutto quello che ci circonda. Sono queste relazioni che possono aiutarci ad accettare le differenze. “Purtroppo la cultura generale ci vuole convincere del contrario, ma anche in occasioni come queste possiamo ripeterecon forza che il rapporto con Dio può mostrarci la strada per una sana coscienza comune e per una vera libertà in questo mondo e se ci sarà anche su quellodopo”.Prima di dare la parola al prossimorelatore,Gabriella Mieli ha letto parte del messaggio del Segretario Generale delle Nazioni Unite in occasione delle celebrazioni delle due ricorrenzedell’Armonia delle Fedi e della Fratellanza Umana. Èquindi intervenuto Luis Miguel Perea Castrillonche ha osservatocome “ciascuno dinoi, esponenti delle diverse fedi,non sempre riescea dare la risposta giustaa ciò che l’essere umano cerca. E’complicato perché la relazione con il Creatore, comunque sivoglia chiamare o identificare, è unica, intimae personale, nasce dal profondo del nostro cuore e non può essere mediata da nessuna autorità religiosa”. Ha proseguito affermando chela pretesa di possedere la verità e la salvezzaesclusive non è corretta,perchè la verità appartiene a ciascuno di noi, come la nostra lingua madre, e la vive in modo personale. “Per questo la sfida è cosìpotente in questo tempo storico in cui ci troviamo”. A questo punto l’intervento del vescovo si è interrotto e non ha potutopreseguire a causa d’inconvenienti tecnici.Ha ripreso la parola la moderatrice che dopo aver informato che si era appena conclusol’International Religious Freedom Summita Washington,al quale ha partecipato UPF come cosponsor, ha presentato Nader Akkad. Riferendosi al documento sulla ‘Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune’, l’Imam ha ricordato che “non può nascere la convivenza comune senza il rispetto e il riconoscimento della libertà di pensiero e di credo degli altri e che la fede porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare”. Ha proseguito citando il concetto di libertà riportato nel documento: “La libertà è un diritto di ogni persona, ciascuno gode della libertà di credo, di pensiero, di espressione e di azione e il pluralismo e le diversità di religione, di colore, di sesso, di razza e di lingua sono una sapiente volontà divina con la quale Dio ha creato gli esseri umani. Questa sapienza divina è l’origine da cui deriva il diritto alla libertà di credo e di essere diversi. Per questo si condanna il fatto di costringere la gente aaderire a unacerta religione e a una certa cultura come pure di imporre uno stile di civiltà che gli altri non accettano”. Questo paragrafo, ha spiegato,ci riportaanche a un concetto fondamentale presentenel Sacro Corano, quello che va a determinare la nozione di libertà e di libertà di credo. “Il concetto è quello del vicario di Dio, un titolo così importante dato da Dio all’uomo che analizzandoloci permette di capire la nozionedi libertà”. Ha spiegato che quando Dio chiama l’umanitànel Sacro Corano si rivolge aessa dicendofigli di Adamo, da cuideriva il concetto della fratellanza universale.Quando pone l’uomo sulla terra come Suo vicarioo califfoochideve custodire e governare la nostra casa comune in nome di Dio, l’uomo non può che essere libero. Condizione di grande responsabilità senza la quale non poteva agire in nome di Dio come Suo vicario.Èquindi ripartito citando due versetti del Libro Sacro che parlano di questalibertà: “Chi vuole credere che creda e chi non vuole credere non creda” e “Non vi è costrizione nella religione”. Haspiegatoche “il compito dei profeti è diinvitare le persone alla fede, di trasmettere il messaggio di Dioe non di convertire”. A testimonianza ha citato il versetto “Invita alla via del tuo Signore con la saggezza e con le buone maniere e discuti e dialoga con loro con le buone maniere”. Ha terminato affermando che“la libertà di credosancita nel Sacro Corano e il documento citato in precedenza, scritto da una commissione cristiana e una musulmana che parladi questa libertà,ci danno un segnale molto forte che oggigiorno non possiamo vivere come esseri umani senza essere liberi”.Per Tenzin Khentse“anche se ognuno di noi ha fatto la scelta di vivere la religione in prima personaaderendo a fedi diverse, questo non costituisce un impedimento a sentirci tutti fratelli e ad arricchirci con le parole della tradizione dell’altro. Questo è il senso della fratellanza umana”. Ogni diversità, ha spiegato, è una differente espressione del modo di essere, che se conosco ecomprendo, mi arricchisce e contribuisce a realizzare la mia vera libertà. Ecco che la fratellanza diventa un atto compiuto e non è più solo una parola o un cappello ideologico. “Da tanti anni mi confronto con altri rappresentanti di tradizioni
spirituali edio stesso ero un fervente cattolico:in tutte le religioni non ho trovato nessuna differenza nel buon cuore, nella fratellanza, nello spirito d’aiuto, di compassione, d’amore e di tolleranza”. Ha parlato della bellezza di tutte le fedi che l’uomo a causa della sua ignoranza è riuscito a contaminare e a trasformare in occasione di pregiudizio e di conflitto. Ancora oggil’essere umano continua in parte a usare la religione per sottomettere gli altri, anzichéutilizzarla per insegnare a vivere in pace e fratellanza. “La tendenzaa trovare sempre un diverso da discriminare, perseguitare e da escludere socialmente è la conseguenza d’interpretare tutto in chiave ideologica”. Per il monaco le persone possono trovare le risposte, ma se non le cercano,troveranno solo domande,che a volte non sono la ricerca della verità, ma l’occasione di un dibattito fine a séstesso, che cerca la polemica piuttosto che la fratellanza. Nel buddismo, ha spiegato, si dice che prima devi considerarti malato:se ti sentitale,allora puoi guariree se vuoi riacquistare la salutecerchi un medico e non solo acquisti le medicine, ma segui le prescrizioni. “Questo è un esempio per percorrere efficacemente un cammino spirituale, ma soprattutto interiore e di coscienza per liberarsi ed essere felici”. Il relatore ha esortato a non entrare in dibattiti estremamente filosofici cercando le diversità nell’esprimere una certa verità, ma a guardare più a valle. Infatti,ha ricordato “tutte le spiritualità e le religioni ci invitano al rispetto, alla conoscenza dell’altro, alla condivisione, ad aiutare l’altro e a essere dalla sua parte perché siamo tutti fratelli”. Ha terminatoricordando che c’è ancora molta strada da fare assieme e che “noi siamo quelli che si danno da fare e che non si arrendono allo stato delle cose. Siamo quelli checercanodi testimoniare che non c’è niente di speciale nell’essere amorevoli, gentili, di accettare l’altro, di convivere, di porgere una mano quando èchiesta. Questa è la vera normalità. Vivere diversamente con i nostri pregiudiziche condannano l’altro a una diversità per la quale si sente reietto, rifiutato, questa è vera violenza. Noi non ci stancheremo mai nel nostro piccolo di cercare di contribuire al raggiungimentodei nostri ideali”. “La libertà di religione, di credo e di coscienza è parte intrinseca della dignità umana. Quando il diritto di credere liberamente senza essere discriminata èviolato, siamo di fronte a un vero e proprio affronto alla dignità di ogni essere umano”. Con queste parole Sergio Cosciaha aperto il suo intervento. “Noi credenti ci sentiamo particolarmente toccati dalle ingiustizie edalle sofferenze causate dalle persecuzioni religiose e dalle discriminazioni dei credenti di altre fedi o dei propri fedeli convertiti ad altre religioni”.Nello stesso tempo,ha ricordato,è grandelagioia quando possiamo accogliere un nuovo credente, come profonda è latristezza quando un compagno di fede abbraccia un camminospirituale diverso; questo spiega la difficoltàper qualcuno a reagire bene.Il relatore ha spiegato che nella visione della Federazione delle Famiglie, prima della chiesa o dellacomunitàdei fedeli,è la famigliail luogoprivilegiato dove accogliere Dio. “Le relazioni familiari sono la base dei rapportiche viviamo nella società. Ècompitodi questo nucleocostruire legami stabili, improntati all’accoglienza, alla cura e all’amoreche, serealizzati,arricchiscono la persona e favoriscono la stabilità e la pace sociale”.L’oratore ha parlato della tradizione della Federazionedi favoririre i matrimoni interculturali einterreligiosi;diPadre e Madre Moon, fondatori della FFPMU, cheapprezzano erispettano tutte le religioni perché hanno per scopo di riportare l’uomo a Dio e di fargli ritrovare la propria essenza di figlia efiglio del Cielo; e dell’importanza che i coniugi Moon riconoscono alla coscienza individuale come la porta attraverso la quale Dio può parlarci. Ha osservato che le guerre di religione non dipendono dagli insegnamenti,ma dall’estremismo e dal fondamentalismo religioso; ha contestato l’idea che sono statele religioni, con il loro carattere diassolutezza,ad aver tolto la libertà a popoli interi; cheil vero rispetto delle libertà non nascedall’escludere Dio dalla società in nome della laicità, mada persone animate da un sincero e profondo sentimento religioso. “Per finire, concedetemi tre punti di ulteriore riflessione per noi credenti: la tolleranza non basta, occorre trasformarla in accoglienza; il dialogo non basta, occorre trasformarlo in condivisione; e la propria fede incrollabile non basta, occorre trasformarla in amore puro. Qual è lanostra responsabilità di credenti a sostegno della libertà? Dimostrareche siamo una grande famiglia sotto lo stesso Cielo, dimenticando ciò che ci differenzia per stupirci sempre di più di tutto ciò che abbiamo in comune”.La tavola rotonda è terminatacon una sessione di domande e risposte tra alcuni giovani presenti e i relatori.
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Marzo 23, 2023