
«La rinnovata tradizione riformista della sinistra italiana ha il volto di una giovane appassionata e tenace: Elly Schlein». In vista delle prossime primarie del Partito democratico che si terranno domenica prossima, netta la presa di posizione di Salvatore la Terra, 72 anni, presidente dell’associazione “Mondoperaio” della provincia di Enna.
«Questa giovane donna rappresenta una straordinaria occasione di rinnovamento – sottolinea La Terra – Domenica è necessario mobilitarsi per accordare un vasto consenso alla proposta politica di Elly Schlein. Ho sempre nutrito perplessità sul ricorso alle primarie per la scelta della classe dirigente di un partito. Preso atto però che siamo ormai giunti alla fine di questo snervante e lungo percorso congressuale, a questo punto è necessario operare una scelta coraggiosa. Puntare dunque su una giovane donna, tanto abile nella comunicazione, quanto appassionata e determinata».
Domenica prossima sarà in gioco non solo il nome del prossimo segretario del PD, ma la stessa natura del partito democratico.
«Nel Paese che logora le parole tutti si professano progressisti. Occorre dunque fare chiarezza su concetti abusati, equivocati, addomesticati. Per tentare di uscire dall’attuale stallo politico è necessario ridare un senso alle parole. In questo ultimo decennio, la Sinistra italiana ha perso tutte le competizioni elettorali e ha partecipato a tutti i governi. Questo il vero nodo irrisolto. Errore storico che muove dalla mancata attribuzione del vero significato di forza progressista. Non dobbiamo dimenticare che il progressismo attiva il mutamento della società attraverso riforme e innovazioni, perseguendo il progresso sociale ed economico».
Come rimuovere le cause che hanno condotto a una drammatica crisi della Sinistra?
«Gli attori protagonisti non riescono più a interpretare la realtà che li circonda, non leggono i profondi mutamenti sociali. Trasformazione che ha condotto i nostri figli e i nostri nipoti a passare dalle catene di montaggio alienanti ai call center ancor più stranianti. L’elastico sociale che aveva consentito di giungere alla conquista di posizioni di riscatto sociale, ha riportato indietro e lancette dell’orologio. Restituendo il ceto medio, come un gioco dell’oca, al punto di partenza. La rabbia di classe che animava quella spinta propulsiva si è trasformata in ribellismo velenoso, revanchismo sguaiato, richiesta antistorica di assistenzialismo di Stato, massimalismo intriso di rancori di salariati privati del loro potere di acquisto».
Non basta dunque cambiare nome a un partito?
«Non serve. Come non serve sostituire ogni anno un leader. Occorre piuttosto fare chiarezza, riempire di significato la parola progressismo. La nuova meta è dunque un partito laico, riformista, autenticamente socialista. Un partito in grado di accettare la sfida al globalismo sul terreno dei diritti, della sicurezza sociale, delle garanzie democratiche, abbandonando i residui dell’ideologismo. Compito che, sono certo, saprà condurre a termine Elly Schlein. Per farlo domenica prossima, è necessario poter contare sull’apporto anche dei non iscritti al Partito democratico. Tutti quelli che nel corso di questi anni sono stati in attesa di un appello all’unità».