
Marzo, mese di prevenzione della violenza sulle donne: gia’ 8 uccise da Gennaio 2023. Il tema, parliamo di Stalking.
Condotta Persecutoria e psicopatologia.
Stalking e Stalker: motivazioni e comportamento
Cio’ che consente alla Donna di esistere come “persona”, è essere felicemente “separata nel corpo e nella mente” dalla propria madre, la quale rappresenta il primo oggetto di “amore totale”. Le origini, esprimono un corpo chiuso nei propri confini che, nel suo silenzio, evidenzia e racconta una sua indicibile vulnerabilita’ ma difende un sé profondo, delicato, inviolato. Poi, con la crescita, il corpo si apre all’amore, all’incontro.
Il termine “Donna” dai mille significati culturali, affettivi, simbolici rappresenta molteplici ed evidenti storie cliniche, diari, sogni “della piu’ intima memoria”, ma talvolta incubi, in un viaggio di dolore o nella scoperta di un sè frammentato o disconosciuto; donne.. vittime anche spesso di una “condotta persecutoria”.
Ne parliamo con la Dott.ssa Iva Marino. Psicologa clinica e Forense.
Lo Stalking
La parola “Stalking”, deriva da “To stalk” (usato nel linguaggio venatorio), un verbo che significa braccare, pedinare e indica il “fare la posta”, per poi estendersi al comportamento intenzionale, malevolo e persistente, di seguire o molestare un’altra persona, creando così il fenomeno dello stalking.
La violenza sulle donne da sempre influenzata da condizionamenti ambientali, dalla “sindrome del patriarca interiorizzato”, dal costume che in passato ha contribuito a tenere la donna in una condizione di inferiorità’, dalla pubblicita’, che maggiormente propone modelli di femminilita’ rappresentati da stereotipi o immagini seduttive legate a spot pubblicitari, non evidenziando quasi mai il ruolo di tante donne intelligenti e sensibili, professionalmente realizzate e capaci di assumere grandi responsabilità in molti ambiti, è anche un problema familiare. Anche se si è fatta molta strada nel riconoscimento paritario delle donne nella scuola e sul lavoro, nella famiglia purtroppo resta ancora molto da fare perché il concetto di autonomia femminile, per alcuni uomini è difficile da accettare. In particolare la violenza nella coppia rappresenta una modalità relazionale fondata sul controllo e sulla violenza psicologica. Violenza fisica e psicologica sono spesso correlate in quanto la maggior parte delle aggressioni fisiche sono annunciate da un costante terrorismo psicologico. E’ ormai provato che il punto di origine delle dinamiche di maltrattamento, si colloca nel tipico profilo della personalità del perpetratore, ma anche nella dicotomia fra narcisismo e perversione. E’ noto che il narcisismo è uno dei concetti psicanalitici più discussi e non sempre facili da definire. Ma bisogna distinguere tra “Narcisismo sano” che indica tutti gli aspetti normali degli atteggiamenti che le persone hanno verso se stessi (autostima, preoccupazione per la propria salute, senso di autoconservazione) e “Narcisismo patologico” ossia la difficoltà nelle relazioni oggettuali e l’incapacità di amare. L’ individuo tratta gli altri come oggetti da usare, incurante dei loro sentimenti, mostra spesso indifferenza e diritto di alterità. Le vittime sono spesso donne con fragilità del Sé dovuta a traumi pregressi (maltrattamenti familiari, abusi sessuali e lutti infantili, Liotti, Farina, 2018 ). Lo stalking è quasi sempre caratterizzato dagli ex partner, da soggetti che non riescono ad accettare l’abbandono del partner per cui attuano una vera e propria persecuzione nel tentativo di ristabilire il rapporto. Lo stalking lascia profondi solchi in termini fisici, psicologici, emotivi e cognitivi che inficiano e provocano un deterioramento della qualita’ della vita della vittima (Caretti, Craparo, Schimmenti 2015). Bisogna considerare anche l’eziopatologia dello stalking: gli stili di attaccamento, la disregolazione affettiva; la mentalizzazione, l’ansia da separazione, la vergogna, lo stalking come dipendenza relazionale. Ma è necessario ricordare anche cosa produce nella qualità della vita delle vittime l’azione dello stalker.
Lo stalker
Solo di recente il fenomeno è stato inquadrato con un nome e una precisa collocazione in ambito psicologico e psichiatrico.
Negli anni ’60 gli studiosi iniziarono ad utilizzare il termine star-stalking per riferirsi al continuo assedio di ammiratori, psichicamente disturbati, ai danni di persone famose. Ne sono stati un esempio i Beatles in Inghilterra, l’attrice Rebecca Schaeffer a Los Angeles nel 1989. Nel caso di quest’ultima, la persecuzione da parte di un fan con disturbi psichici si concluse con l’assassinio dell’attrice.
Bisogna evidenziare che lo stalker in generale manifesta un’evidente problematica nell’area affettivo-emotiva, relazionale e comunicativa che non sempre corrisponde ad un preciso quadro psicopatologico.
Sebbene non esista ancora una classificazione definitiva delle caratteristiche dello stalker, è possibile rintracciarne alcune in letteratura suggerite da esperti e ricercatori.
I primi a proporre una classificazione degli stalker sono stati gli autori Zona, Sharma e Lane (1993).
Nel 1995, Harmon, Rosner e Owens suddivisero in categorie gli stalker in base alla natura del legame di attaccamento con le loro vittime o alla tipologia di relazione con essa instaurata. Venne analizzato un campione di soggetti presso la “Criminal and Supreme Court of New York”.
Gli autori descrissero due stili di attaccamento degli stalker nei confronti delle vittime:
–Attaccamentoaffettivo-amoroso
– Attaccamento persecutorio-irato
Un’ulteriore classificazione portò a considerare alcune tipologie di stalker, che si contraddistinguono per il variare dei loro scopi, quindi dei loro bisogni e desideri verso la vittima. Citiamo le tipologie più importanti.
Il “risentito” rappresenta, di solito, un ex-partner che desidera vendicarsi per la rottura della relazione sentimentale causata, a suo avviso, da motivi ingiusti. Agisce ledendo direttamente la persona, la sua immagine o le sue proprietà (casa, macchina, ecc). E’ il tipo di stalker che “pubblica sul web foto o immagini private”, aspetta fuori casa o segue la vittima, danneggia la sua macchina, ecc.
Ogni comportamento è giustificato dal molestatore sulla base del danno che crede di aver subito, e che in un certo senso lo legittima a rispondere.
Il “bisognoso d’affetto” è invece caratterizzato dallo stalker che è spinto dal bisogno di creare una relazione “affettiva” con la vittima. Ogni segnale di vicinanza o di confidenzialità espressa dalla vittima viene interpretata come chiara espressione del desiderio di contatto e vicinanza emotiva, che giustifica quindi tentativi di avvicinamento.
Il “corteggiatore impacciato”, invece, risulta imbranato in termini relazionali e per questo inadeguato all’entrare in relazione con la vittima, che si sente oppressa, “invasa” e aggredita.
Il “predatore” è quello che solitamente è mosso dal desiderio di avere un contatto di tipo sessuale con la vittima, direttamente proporzionale alle reazioni di paura di quest’ultima.
Negli anni sono state proposte molte altre classificazioni, ma la più importante risulta quella ideata da Mullen e Purcell (2000). Essi hanno considerato un campione significativo di valutazioni cliniche di casi con un approccio multi dimensionale.
Il primo riguarda la motivazione dello stalker e il contesto in cui agisce. Il secondo riguarda la natura del rapporto preesistente con le vittime di stalking. Il terzo asse include la diagnosi psichiatrica.
Inoltre in un articolo pubblicato sul Journal of Criminal Justice (Patton, Nobles, Fox, 2010), emerge una relazione tra stalking e teoria dell’attaccamento. Mentre nel caso dello stalker è stata riscontrata una relazione tra alcuni comportamenti dello stalker e disturbi di personalità (Sansone RA, Sansone LA, 2010; Evans TM, Reid Meloy J., 2011).
E’ quindi possibile indagare come i pattern di attaccamento del bambino con la madre proposti da Bowlby (1969, 1973) si associno alle caratteristiche di personalità dello stalker. Ad esempio, nello studio svolto da Patton, Nobles e Fox (2010) si cercò di determinare quale attaccamento disfunzionale potesse essere associato a questi comportamenti. Dai risultati emerse che l’attaccamento insicuro-ambivalente-ansioso era significativamente associato a comportamenti di stalking. Gli individui che presentano pattern di attaccamento di questo tipo si caratterizzano per ansia nelle relazioni e tendono a mettere in atto comportamenti associati a gelosia e rabbia verso il partner; inoltre mettono in atto comportamenti intrusivi, molesti e persecutori nei confronti dell’ex partner. In tutto ciò la vittima perseguitata dallo stalker manifesta sensazioni ed emozioni intense, che vanno da un iniziale stato di allerta e di stress psicologico a stati di preoccupazione, di paura per la propria vita, di rabbia e disprezzo per il molestatore, di colpa e vergogna per quello che sta loro accadendo.
La dimensione privata e personale viene violata, il senso di colpa e la vergogna per quello che sta accedendo favoriscono l’isolamento, la chiusura e, di conseguenza, le richieste d’aiuto e soccorso si riducono. In questo modo, la vittima finisce per sviluppare intensi stati d’ansia, disturbi del sonno e veri e propri quadri psicopatologici.
Dott.ssa IVA MARINO Psicologo clinico e forense