
“Luci di parole”
In “Luci di parole” di Mario Termini l’astrazione dell’oggetto rappresentato si unisce fortemente ed inscindibilmente alla valenza simbolica della realtà scultorea generata. In questa opera, si (rac) chiude “in levare”, vibrante un ritmo di musica jazz, un discorso potente, come è quello sull’Amore, la Parola delle parole, che trova la sua radice nel vigore del legno di ulivo utilizzato. La Parola illumina l’insieme dell’oggetto rappresentato, all’ombra della sua genesi, del venire alla luce della rappresentazione dell’azione stessa dello scultore. La Parola crea. D’altra parte, Parola e Simbolo hanno in comune etimologicamente la provenienza dal verbo greco “bàllo”: parola, dal greco “parabolé” che deriva dal verbo “parabàllo” (confronto, metto a lato) e simbolo, dal tema del verbo “symbàllo” (gettare, mettere insieme due parti distinte). Dunque, la nuova realtà materica generata getta luce, simboleggia ed omaggia la speranza, la libertà, il sogno e la poesia, emergenti dalle quattro figure dell’opera.
Rita Chiusa