La processione della Madonna della Visitazione a Enna ha un’impostazione alquanto peculiare, difficilmente riscontrabile in altre località.
La scansione degli eventi dei due giorni processionali è rituale e sistematica; di primo acchito potrebbe sembrare automatica, dimenticandosi che dietro c’è tutto un substrato antropologico che ha attraversato secoli, storie, usanze e costumi di tante popolazioni. Non è semplice spettacolo ma, nella ritualità cronica, testimonia l’acutizzarsi di fede e spiritualità che vede il suo culmine in tutta la giornata del 2 luglio, dalle Sante Messe ai fuochi pirotecnici, tutte componenti importanti in egual misura di quella giornata festosa per Enna.
Ripartendo sempre dal post in cui spiegavo come veniva vissuta e organizzata la festa della Madonna, è importante fare notare come, in realtà, l’assetto logistico è rimasto immutato.
È vero, sono cambiate tante cose, c’è stato uno snellimento generale delle manifestazioni e delle tempistiche nel corso dei secoli ma era inevitabile! Così come cambia la società nel modo di vivere, di fare, di guardare il passato, il presente ed il futuro senza cambiare la sua essenza, così muta anche la forma fenotipica della devozione ma la fede resta sempre la stessa; esattamente come descrive il principio di Lavoisier della conservazione della massa “nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma” (scienza e fede hanno, ad una attenta analisi, diversi punti di contatto!).
In un precedente post scrivevo che nel XVII secolo, il primo luglio, veniva rivissuto l’arrivo del simulacro della patrona in città al così detto “Chianu i Sammastianu”. Perché accadeva ciò? Perché se dal un lato era uso di quel tempo creare carri trionfali, macchine processionali imponenti, dall’altro e soprattutto la cappella dei marmi non esisteva! Fu realizzata soltanto nel 1737 dall’architetto e scultore catanese Andrea Amato e per finanziarne la realizzazione è probabile che l’amministrazione dei beni patrimoniali del duomo dovette vendere il feudo di Floristella; fu completata nel 1753 da Domenico Bevilacqua sul progetto dell’Amato di cui era parente. Solo da quel momento la rievocazione dell’arrivo città del simulacro di Maria ss. Della Visitazione assunse la forma che oggi conosciamo, ovvero la svelata del simulacro mediante l’apertura della porta dalle sette chiavi all’interno della cappella dei marmi, preceduta dai vespri e la processione delle chiavi dala chiesa di San Pietro.
Se questa prima parte vi è piaciuta fatemelo sapere con i likes o con i commenti e vi racconterò perché la festa ricorre il 2 Luglio.
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