
Autonomia differenziata.
La riforma sull’autonomia differenziata non può certamente passare nell’indifferenza più assoluta della classe politica ennese. È strano che una legge di questa portata, che sta suscitando un acceso dibattito a livello nazionale, non venga commentata da chi è espressione nel nostro territorio della maggioranza parlamentare. L’on. Longi, aderente ad un partito che da sempre ha difeso l’unità del Paese, dovrebbe semplicemente spiegarci quali effetti produrrà la succitata legge nelle Regioni a statuto speciale come la nostra, sulla vita dei nostri concittadini ed infine se aumenterà il divario tra nord e sud. Mi sorprende altresì, nonostante la ferma condanna dell’Anci Sicilia, il silenzio assordante del nostro Sindaco, forse perché impegnato in queste ore nel disperato tentativo di recuperare qualche suo ex alleato, e si guarda, altresì, bene di irritare FDI, partito con cui ha stretto un forte sodalizio. Di contro va, invece, fatto un plauso al Comitato referendario che a partire dal 20 luglio ha lanciato la campagna di raccolta firme per il referendum abrogativo. Mi sembra del tutto evidente che l’autonomia differenziata, che concede maggiori poteri alle Regioni, non è altro che un termine criptato di secessione voluta negli anni 1990 dall’ideatore della Lega Gianfranco Miglio e dal “senatur” Umberto Bossi, con la differenza sostanziale che in quegli anni la Lega, era un partito a vocazione regionalistica e faceva gli esclusivi interessi del nord, mentre oggi la Lega di Salvini, pur dichiarandosi un partito nazionale, con tanto di classe dirigente in tutte le regioni del sud, nei fatti continua in maniera subdola a coltivare e portare avanti il progetto originario dei suoi padri fondatori. Ma l’aspetto più inquietante di questa riedizione di devolution riguarda la mancata istituzione del fondo di perequazione, un validissimo motivo che dovrebbe fare insorgere, a prescindere della casacca che si indossa, presidenti di Regione, assemblee e consigli regionali, sindaci ed amministratori locali soprattutto del sud Italia. Purtroppo il compromesso politico raggiunto all’interno dell’attuale governo, che ha visto barattare due importanti riforme costituzionali, ossia il premierato fortemente voluto dal presidente Meloni, con l’autonomia differenziata voluta dal ministro Salvini, ha prodotto un “combinato disposto” molto pericoloso e dannoso per il Paese, e pertanto non ci rimane che riporre le nostre speranze nel referendum, come avvenne nel 2006 per la stessa identica riforma.
Enna, 21.07.2024