Un giorno di primavera di 11.000 anni fa, misteriose forze della natura fratturarono gli strati più profondi della crosta terrestre creando un’ampia voragine, subito riempita di acqua che odorava di zolfo. Terrorizzati, osservarono lo spettacolo alcuni ominidi, cacciatori – raccoglitori, che sull’altura di Cozzo Matrice avevano fondato un piccolo villaggio dopo aver inseguito le direttrici fluviali che, all’epoca, segnavano la Sicilia. Il lago, chiamato Pergo o Pergusa, venne pertanto identificato con la porta dell’inferno. Con il tempo, il primitivo ingegno di quegli antichi pionieri del genere umano si adoperò per spiegare la catastrofe naturale, elaborando la leggenda del rapimento di Proserpina ad opera di Ade, un mito che, a sua volta, finì per simboleggiare l’alternanza delle stagioni e la coltivazione del grano, fulcro della civiltà umana che qui ebbe la sua culla.
Così si fissò saldamente, nel pensiero dei credenti come nella fantasia dei poeti, una delle più belle leggende del mondo antico, che fu cantata da Ovidio con la dolcezza musicale dei suoi versi e da Claudiano, l’ultimo grande poeta del paganesimo morente, che la scelse a simbolo di ciò che di più bello seppe immaginare ed esprimere lo spirito religioso degli antichi.
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Settembre 5, 2024