Chiarimento della famiglia Lombardo
Nei giorni scorsi sono state divulgate via social, e in seguito rilanciate da alcune testate online, le dichiarazioni dell’avvocatessa Delrio del Foro di Sassari e della consulente criminalista Katia Sartori relative alla loro dissociazione di quanto dichiarato, nel corso di interviste rilasciate in questo periodo, dai familiari del maresciallo Antonino Lombardo, ritrovato morto all’interno della Caserma Bonsignore il 4 marzo 1995.
Nelle dette dichiarazioni, l’avvocatessa Delrio afferma di aver proceduto alla rinuncia al mandato conferitole dalla famiglia Lombardo facendo riferimento a una chat whatsapp contenente, appunto, la comunicazione della sua decisione di rinuncia del mandato. Stante la sua irrituale modalità di comunicazione e la mancanza di una comunicazione formale, nelle modalità previste, la famiglia ha ritenuto di provvedere in data 22 novembre 2022, tramite Pec, a revocare il mandato assegnatole, essendo venuto meno il rapporto di fiducia che contraddistingue e regola il rapporto tra avvocato e assistito e che, a tutt’oggi, non risulta che abbia ottemperato a quanto richiesto nella citata Pec di revoca del mandato. Non si può, inoltre, non evidenziare che tutti periti che hanno collaborato per la realizzazione dell’esposto presentato lo scorso 15 settembre, ossia Guccia, Sartori e Pierro, siano stati indicati all’avvocatessa Delrio dalla famiglia e non da lei “portati in dote”.
Si rimarca, peraltro, che nessuno dei componenti della famiglia Lombardo ha mai attaccato frontalmente né l’Arma dei Carabinieri tantomeno la Procura di Palermo, imputando loro responsabilità dirette relativamente alla morte del loro padre, né mai ha puntato il dito nei confronti di alcuno, ritenendo che questo sia compito dell’Autorità Giudiziaria di cui non ha mai voluto usurpare il ruolo e della quale esprime la più assoluta fiducia. Ribadisce che quanto affermato durante le recenti interviste televisive è quello che, nel corso dei quasi 28 anni che ci separano dal tragico evento, ha sempre ribadito e affermato, compresa la tesi dell’omicidio e di un possibile inquinamento delle indagini che, al tempo, furono svolte. Oggi, grazie alla perizia balistica di Gianfranco Guccia, esperto perito balistico la cui competenza è riconosciuta, la famiglia è in grado di affermare, proprio sulla base di evidenze tecnico-scientifiche, che l’arma che ha esploso il colpo non provenisse dall’arma in dotazione al maresciallo Lombardo e che, sulla base delle risultanze del perito Valentina Pierro che ha curato l’analisi della perizia calligrafica sulla presunta lettera d’addio, la stessa sia da ritenere non scritta dal maresciallo Lombardo.
Fabio Lombardo dichiara «mi rammarico che qualcuno abbia deciso di avere visibilità e fare carriera sulla morte di mio padre. Ritengo che questo sia uno squallido gioco in cui non mi riconosco e nel quale non intendo entrare. Come famiglia ribadiamo di essere, da quasi 28 anni, alla ricerca della verità e che faremo tutto quanto è nelle nostre possibilità per poterla raggiungere e ottenere».