Lo sbarco degli americani in Sicilia
10 luglio 1943
Nel 1940 con la dichiarazione di guerra mio padre Colonnello, allora Maggiore dell’Esercito, venne richiamato in servizio ed assegnato ad Agrigento nella qualità di responsabile del servizio di Censura militare di guerra.
Trattandosi di incarico paramilitare, decise di trasferire tutta la famiglia ad Agrigento, ove rimase fino al settembre del 1943.
Ad Agrigento ho frequentato per tre anni l’Istituto Tecnico Foderà, mentre mio fratello Aldo il ginnasio e mio fratello Pino, deceduto a l’età di 18 anni, il Liceo compagno di classe di Andrea Camilleri.
Di quel periodo mi sono rimasti vivi molti ricordi:
I continui bombardamenti di Porto Empedocle, visti dal balcone della villa dove abitavamo, la scarsa risposta della nostra controaerea, lo schieramento delle navi americane di fronte alla costa tra Licata a Porto Empedocle, il ferimento di lieve entità di mio padre al ginocchio, e due compagni di scuola dei miei fratelli che hanno frequentato spesso la nostra casa di Agrigento e che ho incontrato successivamente durante la mia attività politica nella D.C.
Luigi Giglia, compagno di scuola di mio fratello Pino, più volte Deputato e Sottosegretario di Stato venne interessato da me, Presidente dell’Ospedale di Enna, nella sua qualità di Sottosegretario ai LL.PP.
Luigi Giglia, come raccontato in altra parte del libro, dispose la riconvocazione, dopo meno di trenta giorni, del Consiglio Superiore dei LL.PP. per ridiscutere del progetto presentato dall’amministrazione ospedaliera da me presieduta, per la costruzione del nuovo padiglione di Medicina, bocciato in prima sede perché “la volumetria mal si inseriva nel contesto urbanistico della città” ed approvato dopo trenta giorni.
Mentre compagno di scuola di mio fratello Aldo era stato Angelo Bonfiglio, Avvocato di chiara fama più volte Deputato Regionale per molti anni Presidente dell’Assemblea e, tra altri incarichi, anche quello di Presidente della Cassa di Risparmio V.E.
Il giorno dell’ingresso degli americani ad Agrigento, il 16 luglio 1943, mio padre, che venne ferito da una scheggia, si trovava ricoverato in una infermeria di emergenza, situata presso la scuola elementare del Viale della Vittoria.
Nella stessa stanza si trovavano altri tre ufficiali: uno di Siena di cui non ricordo il nome, uno di Napoli Montelatici ed uno di Enna, il Tenente Giuseppe Vetri, successivamente funzionario del Banco di Sicilia, ferito in modo più grave.
Gli americani comunicarono che erano disposti a non trasferire da prigionieri mio padre, il più anziano dei quattro, e i due ufficiali di Siena e di Napoli, mentre confermarono lo status di prigioniero del Tenente Vetri perché apparteneva a un corpo speciale, nonostante le insistenze di mio padre che lo avrebbe ospitato nella nostra casa di Agrigento.
Questo particolare, da me personalmente vissuto, mi è stato confermato dalla figlia del Tenente Vetri che l’ha trovato annotato nel diario del padre.
Fatti che da me sono stati ricordati nelle pagine 136/139 del mio libro “Diario di una vita intensamente vissuta”.
From: angalerci@virgilio.it
To: Camilleri_fans@hotmail.com
Subject: richiesta informazione
Date: Tue 22 Sep 2015 12,45:12,46 +0200
Ho seguito con particolare attenzione la sua ultima intervista e mi sono soffermato principalmente su un punto: il conseguimento della maturità classica presso il liceo di Agrigento nel “famoso” luglio 1943.
Quell’anno nello stesso liceo conseguì la maturità classica mio fratello Giuseppe (Pino) che, purtroppo, il 1° novembre del 1943 cessò di vivere per una banale angina.
Se possibile desidero conoscere se ha un ricordo di mio fratello.
Con particolare stima La saluto cordialmente
Angiolo Alerci da Camilleri
Da: Valentina Alferj valentina@alferjprestia.com
A: angalerci@virgilio.it
Salve le scrivo da parte di Camilleri che ricorda bene e con grande affetto suo fratello, in quanto suo compagno di classe, di cui conserva una foto.
Un caro saluto da parte sua
Cordialmente
Valentina Alferj
angiolo alerci