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Il DUE LUGLIO…con gli occhi di chi è fuori
Tra le pagine della letteratura popolare in onore della Madonna della Visitazione e della festa patronale della città rientrano le parole in vernacolo di Umberto Domina, scrittore, umorista e autore televisivo che ha avuto con Enna un rapporto speciale.
È proprio nella sua raccolta “Quell’Enna del ’39, Parole e gente di allora” che lo scrittore consegna, attraverso un dialogo semplice tra due ennesi a Parigi, tutta l’emozione, la nostalgia, la malinconia che si prova lontani dalla propria città, specialmente nel giorno di festa. Il Domina descrive due uomini che “passeggiano tristi e lenti:
“- Cumpa’, ch’ura sunu?
– I deci.
– I deci? A st’ura ‘o paisi nusciu tutta ‘ a genti è fora ca passia…E nu’ cca simu!
– Poco dopo.
– -Cumpa’, ch’ura sunu?
– I deci e mezza.
– A st’ura tutti i genti sunu assittati nne Rosso,n’o Marru, a San Francì…Cassati…granite…E nu’ cca simu!
– Dopo un’ora.
– -Cumpa’ ch’ura sunu?
– L’unnici e mezza.
– A st’ura tutta a genti sta ghinnu ‘o Munti….a Vidiri i iochi ‘ i fucu.
– Eh, si cumpà…i iochi ‘i fucu…
– E nu cca simu! A Parigi…
Umberto Domina con questo semplice componimento delinea la contrapposizione della giornata del due Luglio, di massima nostalgia per chi è fuori, di grande festa per chi c’è. Una condizione che tanti emigrati ennesi nel corso del tempo hanno vissuto e vivono tutt’ora, per certi aspetti mitigata dai cambiamenti della nostra società, dalla possibilità di viaggiare più economicamente ( in teoria), dai social network che portano nelle case,anche a lunga distanza,la festa.
Una condizione attuale dunque per tanti, che si sentono ennesi, anche se in terre e città lontane, soprattutto in quel giorno, portando con sé e rivivendo, scandendo le ore e i minuti, i ricordi di infanzia, i passaggi tipici della festa, usi e tradizioni lontani e completamente estranei a dove adesso si trovano.
La chiosa finale è assai singolare “ E nu cca simu! A Parigi!” , quasi umoristica: Parigi, la Ville Lumiere che brulica di vita, arte, vita notturna e svago, non basta per i due ennesi in quell’unico giorno dell’anno, il 2 Luglio, quando la capitale europea non può competere con quella piccola cittadina arroccata sulla montagna nel pieno centro della Sicilia e il suo Due Luglio. E così qualsiasi altra città di ieri e di oggi.
La Festa Patronale è festa identitaria, festa di popolo, festa che rende e fa sentire cittadini anche a centinaia di km…
Un altro autore ennese, Michele Anzalone, nel suo scritto “Due Luglio” ricorda:
“Il giorno della Festa della Madonna tornavano tutti. La vigilia e nelle primissime ore di quel giorno rientravano attraverso le cinque porte della città a piedi, a cavallo, sui carretti. Ogni più geloso interesse, ogni più concreto impegno veniva trascurato e nulla era necessario e urgente come la presenza, la partecipazione personale alla solennità. Gli esuli, impiegando i risparmi sottratti a ogni altro desiderio, tornavano per rivedere la Madonna, simbolo delle origini e a volte unico affetto superstite. Tornavano anche coloro che non erano venuti per la morte dei congiunti più cari alla cui tomba si recavano ora, la mattina del due luglio. Quelli che restavano nei posti lontani, che non avevano potuto partire, si sentivano, quel giorno, estranei come mai; si radunavano tra di loro e parlavano della Festa. Chi era solo, il pomeriggio dell’ora nota, si appartava nei viali dei giardini e pensava che in quel momento la Madonna stava uscendo dal duomo e, dopo un po’, che stava per arrivare a Piazza Grande” e poi che passava per il suo quartiere, sotto la casa sua e infine che arrivava all’Eremo della Selva sulla collina e dopo era buio e scoppiavano i fuochi”.
Emozioni che accomunano certamente, nel passato e anche oggi, tanti ennesi lontani dalla propria città, e che si acuiscono in questi giorni che precedono il due luglio: le immagini vivide dei festeggiamenti patronali riaffiorano alla mente, con i colori sgargianti, i profumi inebrianti e la musica allegra che risuona per le strade. Si ripensa con affetto alle processioni solenni, alle bancarelle colorate che offrono prodotti tipici, agli spettacoli pirotecnici che illuminano il cielo notturno, ai propri cari.
La festa patronale in ogni città, ma anche e soprattutto nei centri più piccoli e al Sud, è un’occasione per stare insieme ai propri cari e amici. La nostalgia per la città e i ricordi sono un potente legame che unisce chi vive lontano dalla sua terra d’origine con chi vi vive ancora. La speranza di poter tornare un giorno a casa e rivivere quei momenti felici è un sogno che alimenta il cuore di chi vive con la malinconia del passato.
É bello, allora, stringersi con il pensiero a loro e pensarli, anche con queste pagine che uomini ennesi illustri ci hanno lasciato, così dense di commozione, significato e testimonianza culturale.
Perché in questi giorni di festa, quando anche molti ennesi daranno per scontato ciò che viviamo, un pò scocciati dalle scarbiate, dai divieti, in continua lamentela per il concerto non proprio al top o semplicemente considerando stantío e banale quanto ci apprestiamo a vivere, nella fede e nel comune sentire, possano pensare a chi darebbe qualsiasi cosa per vivere, anche un solo minuto, quest’aria di festa.
Sentitevi, cari ennesi,anche un po’ fortunati di poterlo ancora vivere!
E quando soprattutto incroceremo lo sguardo benevolo e dolce della Madonna della Visitazione, possiamo tutti noi pensare e pregare per loro, quei tanti cittadini e figli che questa città, ,madre dolente, tante e troppe volte vede inerme andare via.