RICORDO DI ELIO ROMANO
Mettendo un po’ d’ordine al mio archivio mi sono imbattuto in una delle tante brochure stampate da Elio Romano, in occasione delle sue numerose mostre di pittura fatte in molte città d’Italia.
Ho riscontrato che tra qualche mese ricorrerà il 25° anniversario della sua morte avvenuta nel 1986, ed ho pensato di ricordarlo per pagare, indirettamente, un debito morale che ho ritenuto avere nei suoi confronti.
I più giovani non conosceranno chi era Elio Romano.
Nato a Trapani il 21 marzo del 1909 si trasferì a Catania, per seguire il padre Magistrato, e in questa città iniziò il suo primo contatto con la pittura.
Frequentò l’Accademia delle Belle Arti di Firenze, dove conobbe la pittrice Gabriella Pescatori che sposò ed ebbe due figlie.
A Firenze rimase fino al 1942 e, imperando la seconda guerra mondiale, si trasferì in Sicilia dove insegnò all’Accademia delle Belle Arti di Catania.
Fissò la sua abituale abitazione nell’ennese, precisamente in una casa di campagna tra i centri di Assoro e Nissoria.
I temi della sua pittura erano diversi: dai panorami, alla natura morta, ma molte le tele riservate alla sua famiglia.
Proprio nella sua residenza di campagna l’ho incontrato per la prima volta per acquistare una delle sue creazioni.
La sua signorilità, assieme a quella della moglie, mi colpì molto e determinò l’inizio un mio continuo peregrinare, per accompagnare amici che acquistavano sempre delle sue tele.
Io personalmente ne sono in possesso di ben dieci.
Ho iniziato affermando che avevo un debito morale nei suoi confronti perchè, in occasione di una delle sue mostre da tenere a Roma presso la Galleria MR nel 1984, mi chiese se potevo mettere a sua disposizioni le mie tele, già diventate quadri, per essere esposte assieme alle altre.
La mia risposta fu negativa anche per il grande ingombro di undici quadri.
Con il tempo avevo maturato un grande senso di colpa nei confronti del Maestro, che oggi ho pensato di ripagare con questo mio ricordo.
angiolo alerci